Genova offre alla Città di Biella una lastra di ardesia per ricordare i suoi Caduti nella Grande Guerra

Massimo Nicolò, Assessore ai Servizi Civici della Città di Genova

Una lastra di ardesia, la pietra tipica di Genova e della Liguria, con inciso il nome del capoluogo della Regione e il numero dei suoi Caduti durante la Prima guerra mondiale – 4594 -, è stata donata alla Città di Biella, in risposta all’invito del Sindaco Claudio Corradino e del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe. Il manufatto è destinato alla pavimentazione monumentale in corso d’opera presso il Nuraghe Chervu, che si erge alle porte della città, in corso Lago Maggiore, 2.
Si tratta di un ampio lastricato ad opus incertus costituito da pietre di riuso giunte da ogni parte d’Italia, ognuna delle quali porta inciso il nome del Comune di provenienza e il numero dei Caduti durante il conflitto.
Il progetto, inizialmente inserito nel programma ufficiale (patrocinato dalla Presidenza del consiglio dei ministri) per le commemorazioni di interesse nazionale del centenario della Prima guerra mondiale, prevede la posa, nel corso degli anni, di pietre della memoria di tutti i 7904 Comuni italiani. Il selciato, inaugurato il 17 marzo 2019, comprende per ora 250 elementi. Circa altrettanti, tra cui il blocco di ardesia arrivato da Genova, sono custoditi nei magazzini comunali in attesa di essere posizionati alla prima occasione utile.
Genova, con i suoi 4594 Caduti, diede un alto contributo di sangue alla costruzione della giovane nazione italiana. La città, lontana dalle trincee, non fu teatro fisico del conflitto, ma partecipò ugualmente in prima linea, mobilitando in modo massiccio le sue industrie – l’Ansaldo coprirà nel periodo bellico quasi la metà dell’intera produzione dell’artiglieria – e le sue genti, con l’arruolamento di più di 30 mila uomini.
Alla fine della guerra, durante il fascismo, nei “sestieri” della città comparvero decine di lapidi, targhe e monumenti eretti per «eternare il sacrificio dei giovani soldati morti per la Patria». Tra i più significativi vi è l’Arco della Vittoria, progettato nel 1924 dell’architetto Marcello Piacentini e dallo scultore Arturo Dazzi, che fu inaugurato dal regime nel 1931. L’imponente struttura in stile neoclassico, alta 27 metri, si erge nella piazza omonima, cornice della Scalinata del Milite Ignoto. L’opera è figlia del suo tempo, tra i volti dei bersaglieri rappresentati nel fregio del lato ovest, infatti, spunta anche il ritratto del duce.
Un altro luogo che evoca le tragedie e le contraddizioni della Grande Guerra, è la Casa del Mutilato, inaugurata nel 1938 all’inizio di Corso Aurelio Saffi e sede dell’Associazione nazionale fra mutilati e invalidi di guerra. Sulla facciata campeggia una massima del fondatore Carlo Del Croix: «la guerra è una lezione della storia che i popoli non ricordano mai abbastanza». All’interno sono esposte varie opere dedicate alla tragedia dei soldati, tra cui spicca, nel cortile, il Monumento al Mutilato, di Eugenio Baroni, opera che ritrae un fante esausto sorretto da una signora anziana incappucciata e da un commilitone che gli indica, con il braccio monco, il futuro di sofferenza che lo attende.

Riccardo Pozzo

Nell’immagine: Massimo Nicolò, Assessore ai Servizi Civici della Città di Genova

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