Radici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche).Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella
PERA, Peres, Peru, Pira, Piras sono cognomi sardi, e sono pure nomi personali antichissimi: principalmente sono dei nomi-cognomi fortemente imparentati dal punto di vista glottologico e semantico.
Ricordo che una tecnica etimologica seria e rigorosa non può fare a meno di proiettare le parole attuali sulle parole più antiche del Mediterraneo, quelle che apparvero nei dizionari più arcaici, quale è appunto il dizionario-vocabolario sumero, principalmente il dizionario-vocabolario egizio.
A Dorgáli ed in Barbágia Pera significa ‘Pietro’; Pera Caddárgiu ‘Pietro il calderaio-ramaio’ è un toponimo di Villagrande. L’origine prima di questo nome personale è l’ebraico pera ‘principe’. Ma vedi anche l’egizio per ‘tempio’, nonché perå ‘guerriero, eroe’. In tal caso tra le lingue arcaiche ricaviamo l’opzione di ben tre significati. Succede spesso che le parole moderne (ed i cognomi moderni) si radichino tra vivai di parole che hanno il particolare di differenziarsi nel significato pur presentando fonetiche quasi identiche. Ciò pone l’interprete moderno nella condizione di esercitare la massima acribia per azzeccare e focalizzare i fenomeni delle origini senza incappare nella pania di interpretazioni antistoriche, astruse e fuori contesto.
La questione si complica davanti ai cinque cognomi presenti in premessa. Una sola certezza supporta l’indagatore: abbiamo la coscienza che i cognomi (i primitivi nomi personali) furono dati ai figli cogliendoli tra i significati più affascinanti e poetici. Nessun nome personale attingeva a semantiche prive di dignità e di orgoglio. Ad esempio, è difficile negare al cognome Peru la base accadica per’u(m) ‘germoglio, inflorescenza’ (nome evidentemente muliebre). Confronta però anche l’eg. per ‘tempio’ (un’ottima base per nomi muliebri); ed anche peru ‘parola’ (altra ineffabile occasione di nome muliebre); l’eg. peru significa anche ‘uomo che sovrintende al granaio reale’ (come dire: “uomo ricco”, validissimo come nome virile). Non dimentichiamo che le più antiche popolazioni mediterranee avevano un altissimo senso della poesia (come dimostrano ad esempio i Salmi della Bibbia, che sono un monumento insuperato di poesia, derivato a sua volta dalla sublime tradizione ugaritica).
Alla ragione dell’indagatore non è consentito vacillare. E non sembri ostacolo nemmeno la quarta opzione, che accosta il cognome Peruall’accadico eperu ‘polvere, terra’. A prima vista questa base nominale sembrerebbe persino squallida ed umiliante, se non la illuminiamo con la ragione e la cultura. A tal fine ricordo che l’accadico eperu è fortemente apparentato col camp. pruìni.
In Campidano s’intende per pruìni ‘polvere’ la ‘polvere più minuta tendente al fumoso’. Termine molto interessante, che ha impegnato un intero libro del prof. Giovanni Semerano, il quale nell’opera “L’Infinito, un equivoco millenario” espone in quasi 300 pagine i macroscopici fraintendimenti sorti in ogni epoca tra i filosofi circa la parola greca ἄπειρον ‘senza fine, illimitato, immenso’, indicante per antonomasia ‘l’infinito’. Il filosofo greco Senofane, a differenza dei suoi antagonisti, sosteneva che la Terra Mater, la generatrice dell’Universo, affonda le sue radici nella terra fluida, ossia nella “polvere plasmatrice del tutto” (ἄπειρον, ápeiron). Noi ritroviamo l’intuizione dell’ἄπειρον di Senofane nel sumerico epru, accadico epru, eperu, ipru ‘polvere, dust, earth, debris, soli, mortar’, ugarit. ʽpr, ebr. ʽāfār, aram. ʽāfrā, ar. ʽafr, gr. ἤπειρος ‘riva, suolo’, ags. ōfer, ted. Ufer. Di essi s’ignorò l’origine. Il vocabolo camp. pruìni si lega a questo vasto elenco di vocaboli mediterranei, i quali, come vediamo, ebbero la forza di migrare persino tra i popoli germanici.
La base etimologica di pruìni sta nel sum. (e)pru ‘polvere’ + inin, innin ‘Dea Mater Universalis’. Ricordo il mito ebraico secondo cui Dio creò l’Uomo dalla polvere. Ebbene, il camp. pru-ìni è il nome più arcaico e più santo dell’orbe terracqueo, ed indica esattamente la “Dea Mater Universalis” ossia la “Dea Mater Creatrice dell’Universo, Colei che la creò dalla polvere primordiale”: pru-inin.
Quindi non dobbiamo mai sottovalutare l’origine di certi cognomi sardi. A questo punto nulla vieta di vedere il cognome sardo Pira, Pirascome corruzione (indotta dalla simiglianza col nome del noto frutto) avente base più profonda nel già citato accad. per’u(m) ‘germoglio, inflorescenza’ (nome muliebre). Tuttavia – per rispetto delle differenze semantiche tra somiglianze fonetiche – è più congrua la base eg. perå ‘chi attacca battaglia’, per-ā ‘guerra, belle gesta’, ‘eroe, uomo potente, guerriero, combattente, soldato’. In questo caso fu nome virile.
Ma la trafila delle corruzioni è lungi dal cessare, perché questo cognome presenta la stessa radice del cgn Pili, Pilo, che appare distinto dal precedente da una /l/, la quale nell’alta antichità non fu altro che una variante della sonante /r/ (di origine egizia), che ancora domina incontrastata nella parlata sassarese e domina largamente pure nella parlata cagliaritana (es. skiròni al posto di skidòni): sassar. ara al posto di ala ‘luogo particolare, porzione di territorio’. In ogni modo, per cautela corre l’obbligo di confermare Pili, Pilo anche nella forma attuale, che può derivare dal lat. pīlum ‘lancia, asta da guerra’ (nome virile).
Salvatore Dedola, glottologo-semitista
Nell’immagine: l’incipit, “P”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009