Na paròla piemontèisa al mèis: “an muanda” come “a baita”

descrizione

Omaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi”.

Dal lessico ricchissimo del poeta Barba Tòni Bodrìe, perfetto bilingue piemontese-occitano, ricaviamo un lacerto che esemplifica la sua straordinaria gamma lessicale legata alla montagna e alle usanze della sua gente: non ha scordato neppure una parola del suo idioma infantile e ne fa ampio uso nei suoi versi. Da tenere a mente qui parole come “an muanda” (“a baita”), “aramba” (“accanto”), “splanghe e splùe” (“fiamme e faville”) e la danza popolare chiamata “almanda” (“alemanna):

gòj ancreusa: për na poma beusa, a stampinesse ’n front ij feuj ëd la reusa, a stess-ne coma ’l gat an muanda aramba al feu, bel ross e bleu, ch’a branda, a splanghe e splùe ch’a balo l’almanda [Barba Tòni] = gioia profonda: per una mela acerba, a stamparsi sulla fronte i petali della rosa, a starsene come il gatto nella baita vicino al fuoco bel rosso e azzurro che arde fortemente, a fiamme e faville che ballano l’alemanna

I suoi versi sono raccolti in due volumi, Val d’Inghildon e Dal prim uch a l’aluch, in cui il poeta fa un uso esemplare anche della prosa nelle sue lunghe note per spiegare le usanze e i costumi di cui sono costellati i suoi versi. È stato uno dei più grandi cultori della lingua piemontese di cui ci ha lasciato ben 10.000 annotazioni sinonimiche e neologiche apposte a mano ai margini del dizionario del Gavuzzi.

Sergi Girardin (Sergio Maria Gilardino)

Nell’immagine: pagina con incipit “M”, Sacramentarium Episcopi Warmundi (Sacramentario del Vescovo Warmondo di Ivrea): fine secolo X, Ivrea, Biblioteca Capitolare, Ms 31 LXXXVI). Priuli Verlucca,1990, copia posseduta a Biella dal Comm. Mario Coda.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.