Nicola Diana e Tribeba in concerto a Pettinengo: omaggio alle “radici” sonore dei migranti

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Sabato 3 agosto, alle ore 21, la suggestiva Piazza San Rocco di Pettinengo si è trasformata in palcoscenico per ospitare un evento musicale d’eccezione: il concerto di Nicola Diana con le sue launeddas – uno strumento antichissimo della tradizione sarda – e del gruppo tradfolk “Tribeba”, composto da Guido Antoniotti, Alessandro Zolt e Massimo Losito, che hanno incantato il pubblico con un vasto repertorio di musica per scacciapensieri e strumenti autocostruiti (una scopa-saxofono, un’arpa ricavata da una antenna a parabola, una lampada dell’Ikea).

La giornata, iniziata con un convegno sull’emigrazione nella restaurata chiesa dei santi Grato d’Aosta ed Eusebio da Cagliari della frazione Gurgo, è proseguita con le visite guidate ai tre musei di Pettinengo, offrendo ai partecipanti un’immersione nella storia e nella cultura locale. Nel pomeriggio i visitatori hanno potuto esplorare la ricchezza del patrimonio storico partecipando ai laboratori per catalogazioni museali e produzione di acquasantini in terracotta presso il Museo dell’Infanzia e il Museo della Sacralità dell’Acqua, per poi assistere a una dimostrazione di forgiatura di scacciapensieri, a cura dell’esperto artigiano, nonché abile suonatore dello strumento, Luca Boggio, nel cortile del Museo delle Migrazioni. Il suono ipnotico dello scacciapensieri (“ribeba” nella versione valsesiana, “trunfa”, in quella sarda) ha creato un’atmosfera magica, anticipando la serata musicale.

Nicola Diana ha aperto il concerto con le sue launeddas, strumenti musicali sardi antichissimi. Le launeddas, fatte di canne di fiume, sono composte da tre corpi: la mancosa, la mancosedda e il tumbu (o basciu). Il tumbu, la canna più lunga e grossa, funge da bordone, fornendo una nota continua, mentre la canna melodica, suonata con la mano sinistra, è fissata al tumbu e insieme formano la croba. La seconda canna melodica, la mancosedda o destrina, è tenuta libera e suonata con la destra. La tecnica di esecuzione delle launeddas richiede una “respirazione circolare”, che permette di mantenere un flusso d’aria costante, una capacità condivisa con gli aborigeni australiani e altre culture ancestrali.

Il suono delle launeddas di Nicola Diana ha trasportato il pubblico in un viaggio sonoro tra le tradizioni sarde, mescolando ritmi e melodie senza tempo. La performance ha evidenziato la versatilità dello strumento, capace di creare atmosfere che vanno dalla meditazione al ballo cadenzato. Diana ha dato inoltre dimostrazione delle potenzialità sonore di altri antichi strumenti, a fiato o a percussione.

A seguire, i Tribeba hanno portato in piazza l’energia e la passione per la musica tradizionale folk. Il gruppo, ha presentato un repertorio che spazia dalle ballate popolari piemontesi alle melodie influenzate dalle sonorità celtiche e mediterranee. Strumenti “principi” dell’esibizione, accompagnati dalla fisarmonica di Losito, gli scacciapensieri di varie fogge e provenienze suonati dall’etnomusicologo Zolt e dal vulcanico artista artigiano Antoniotti.

Gli scacciapensieri sono strumenti a lamella utilizzati in molte culture del mondo. Producono un suono distintivo grazie alla vibrazione di una lamina di metallo, che viene pizzicata mentre la bocca dell’esecutore funge da cassa di risonanza, modulando il suono con movimenti della lingua e delle labbra.

La magia delle launeddas e l’energia dei Tribeba hanno reso indimenticabile questa notte d’estate a Pettinengo, ricordandoci che la musica è un linguaggio universale capace di unire persone di ogni età e di ogni paese. Un evento che ha celebrato la bellezza della diversità culturale e la potenza della musica come “ponte” e strumento di condivisione tra popoli con differenti “radici”.

Michele Careddu

Nelle immagini, concerto Tribeba e laboratorio trunfa/ribeba/scacciapensieri

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