Tre Musei a convegno a Pettinengo nell’Anno Europeo delle Radici

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Migrazione come interdipendenza del mondo, legame che unisce tutte le cose e le persone, come le dita di una mano, diverse eppure ciascuna parte a proprio modo del tutto.

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Sabato 3 agosto 2024, all’Oratorio di San Grato d’ Aosta e Sant’Eusebio da Cagliari, tra le 9:30 e le 13:30, a Canton Gurgo (Pettinengo), si è svolto un interessante convegno sulla migrazione e le sue molteplici conseguenze su persone e territori, dal titolo: “a sonu de trunfa, al suono della ribeba, al suono dello scacciapensieri”, strumento migrante per natura.

Un luogo certamente non casuale, se si pensa alla provenienza dei due santi a cui la chiesa è dedicata! All’evento hanno presenziato il sindaco di Pettinengo, Giovanni Blumetti; il Presidente dell’associazione Su Nuraghe, di Biella, Battista Saiu, che ha promosso l’iniziativa; Lelia Zangrossi, vicepresidente dell’ Opera Pia Sella, di Mosso; i soci fondatori della cooperativa Radici piemontesi ETS, Marco Zaccarelli e Samuel Piana; Marcello Vaudano, presidente del Docbi, Centro Studi Biellesi; Marta Prione, del Museo dell’Infanzia Piccola Fata, pensato come luogo di approfondimento culturale con cui affrontare il tema dell’infanzia; lo storico Riccardo Pozzo, che ha illustrato l’emigrazione biellese soffermandosi sul caso di Giuseppe Anice, migrato in Francia; l’etnomusicologo Alessando Zolt, che ha svelato gli interessanti segreti dello scacciapensieri, strumento notoriamente in voga tra i migranti, e parlato della ribeba biellese; il ricercatore Pierluigi Perino, che ha esposto il fenomeno migratorio da e verso il paese di Vaglio Pettinengo; infine, il ricercatore locale Mario Menegon, che ha dipinto lo scenario di Pettinengo tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento, dando risalto al caso del migrante sardo Salvatore Contini di Silanus (Nuoro).

L’intervento di Zaccarelli e Piana ha descritto l’interessante concetto di «turismo delle radici», che il marchio Italea (termine che gioca sul doppio significato di Italia e di talea), incoraggiato dal Ministero degli Affari Esteri, sta promuovendo a beneficio dei discendenti di migranti italiani, sia in Italia che all’estero, verso i luoghi d’origine degli antenati, tenendo conto anche di un’ottica economica e culturale a beneficio dei territori stessi.

Dall’insieme delle appassionanti esposizioni, che ha goduto di una buona partecipazione di pubblico di età differenti, è emerso un punto di vista veramente notevole sulla migrazione, intesa come evento umano e culturale capace come pochi altri di unire genti e culture molto diverse tra loro nel nome dell’uguaglianza a dispetto della diversità: può sembrare una contraddizione, ma la migrazione ha il potere di mettere in contatto genti diverse, favorendo concretamente la reciproca conoscenza di usi e costumi.

Questo processo getta le basi di un’intercultura, che non è rinuncia al proprio passato in nome dell’adattamento al nuovo luogo di vita, ma un’opportunità di coesistenza sotto la bandiera di un’uguaglianza che trascende le differenze specifiche emerse a seconda del luogo d’origine o di quello di destinazione.

Da ciò nasce la consapevolezza dell’interdipendenza del mondo, del legame che unisce tutte le cose e le persone, come le dita di una mano, diverse eppure ciascuna parte a proprio modo del tutto. Una grande verità, oggi molto attuale per via dei grandi fenomeni migratori che, come Saiu ha sottolineato nell’illustrare il Museo delle Migrazioni e nel ricordo di come anche la comunità sarda ebbe le sue difficoltà a integrarsi in un luogo molto diverso, interessano soprattutto Africa, Vicino Oriente ed Europa. Fenomeno che, talvolta, viene malamente vissuto generando incomprensione e odio, proprio come quasi sempre fu in passato anche per i numerosi migranti italiani. È questo il motivo da ricordare, soprattutto quando anche noi siamo stati migranti alla ricerca di fortuna, come descritto da Lelia Zangrossi circa la realtà dell’antico paese di Mosso Santa Maria. Realtà difficile al punto che solo le seconde, se non addirittura le terze, generazioni poterono godere di un effettivo inserimento sociale e di un miglioramento di vita oltre i pregiudizi locali e le difficoltà linguistiche.

I migranti di oggi in Italia potrebbero essere grandi testimoni di domani dell’importanza del venirsi incontro tra popolazioni ospitanti e ospitate nel rispetto del proprio retroterra culturale in quanto diversa manifestazione dell’essere umano, oltre le difficoltà tipiche di questo fenomeno.

Al convegno è seguita la visita al Museo dell’Infanzia e a quello della Sacralità dell’Acqua, ove il Presidente del DOCBI, Marcello Vaudano, ha illustrato le acquasantiere donate da Sergio Trivero.

Giacomo Ramella Pralungo

Nell’immagine, un momento del convegno di Pettinengo

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