Da “Su Nuraghe” una paròla piemontèisa al mèis, Aprile 2025, «R» come «RABEL»

descrizione

Omaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi” che fanno capo al Circolo culturale sardo “Su Nuraghe” di Biella – RABEL è parola che accompagna il quarto mese dell’anno come si ritrova in Gribàud”, Gianfranco Gribaudo e nella ricca produzione letteraria di “Tavo Burat”, Gustavo Buratti Zanchi.

Rabel s.m. rumore, chiasso, baccano, frastuono → ciadel, bordel, rabadan ® rabel, a loc.avv. a catafascio, in rovina, in malora || mandé, andé a rabel [Gribàud] = mandare, andare in malora || esse a rabel [Gribàud] = essere senza casa e lavoro, essere in mezzo a una strada || galucio d’òr brilio sle gese ma erbo e pra e tut ël pì bel mangià daj rat, andàit a rabel [Tavo] = galletti d’oro brillano sulle chiese, ma alberi e prati, e tutto il più bello divorato dai topi, andato alla malora

Sergi Girardin (Sergio Maria Gilardino)

Nell’immagine: pagina con incipit “R” in Codices et livres liturgiques en Vallée d’Aoste (XI-XVII siècles), Aoste 1993, copia facsimile posseduta a Biella dal Comm. Mario Coda

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