Le palme intrecciate dei Sardi di Biella: un rito di fede e identità che unisce Sardegna, Liguria e Piemonte

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BIELLA – Sabato 12 aprile 2025, partendo dalla sede della Casa dei Sardi in via Galileo Galilei, una suggestiva processione ha attraversato il centro cittadino per consegnare al vescovo di Biella, mons. Roberto Farinella, le tradizionali palme filadas, autentiche opere d’arte effimera intrecciate con devozione e maestria.

La cerimonia, densa di significati religiosi e culturali, ha visto la partecipazione di soci in abiti tradizionali sardi accompagnati dalle evocative melodie delle launeddas suonate da Maurizio Caria e Nicola Diana, in un cammino di un chilometro circa, che ha unito idealmente fede, memoria e radici.

L’evento, che segna l’inizio dei riti della Settimana Santa con la Domenica delle Palme, si inserisce in un più ampio disegno di custodia e trasmissione dell’identità sarda, ligure e piemontese. Un’identità viva, coltivata con orgoglio dai Sardi residenti nell’Isola e da quelli emigrati, oggi presenti nei cinque continenti.

A Biella, questa eredità prende forma anche nel gesto antico e sacro dell’intreccio delle palme, realizzate quest’anno da Walter Nobile, insieme alla famiglia di Giovanni Scannella e Nadia Lantero, originari di Sanremo. La loro opera si è svolta come una silenziosa liturgia domestica, espressione di un profondo dialogo interculturale tra le rive del Mediterraneo e le valli alpine del Piemonte.

La palma intrecciata per mons. Farinella si distingue per la sua ricca simbologia. Alla sommità, una piccola sfera – su siddu – rappresenta il potere giurisdizionale del vescovo sulla Diocesi, suddivisa in otto regioni pastorali. Otto fiori a forma di croce simboleggiano le foranie, mentre altri tre fiori evocano i principali santuari alpini del Biellese: il santuario eusebiano di Oropa, quello lauretano di Graglia e il santuario di San Giovanni di Andorno, unico al mondo dedicato al cugino di Gesù.

Durante la cerimonia, Battista Saiu, presidente del Circolo Culturale Sardo di Biella “Su Nuraghe”, ha ricordato come il culto mariano di Santa Maria di Oropa affondi le sue radici nel IV secolo, introdotto da sant’Eusebio da Cagliari, Sardus natione, primo vescovo di Vercelli, nominato da Papa Giulio I il 16 dicembre dell’anno 345, in un Piemonte ancora pagano. Saiu ha sottolineato come l’originaria diocesi eusebiana fosse vastissima, comprendendo l’attuale Liguria e dando origine, successivamente, alle diocesi di Tortona e di Ivrea – quest’ultima, non a caso, proprio quella da cui proviene mons. Farinella, attuale vescovo di Biella. Un legame storico profondo che riafferma le antiche connessioni tra la Sardegna e la terraferma, tracciando una linea spirituale e culturale che attraversa secoli e territori.

La palma offerta – pastorale vegetale e segno di acclamazione – richiama l’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, accolto come Re dei Giudei. Il riferimento alla Passione si rinnova nelle lacinie artisticamente intrecciate secondo antichi schemi decorativi: a tostoine, (tartaruga) per richiamare il ciclo vitale, la luna, la Madre Terra e il concetto di creazione e rigenerazione. La tartaruga, simbolo di tempo e immortalità, spesso raffigurata nell’iconografia sacra come sostegno del mondo, diventa qui metafora di una fede che sostiene e custodisce.

Particolarmente significative sono le estremità della palma episcopale, lasciate volutamente libere, quelle inferiori rivolte verso il basso, a simboleggiare la discesa agli inferi: il momento della morte da cui scaturisce la Resurrezione. Un potente richiamo alla Pasqua cristiana, ma anche al senso di rinascita culturale e spirituale, che anima la comunità sarda di Biella, custode attiva di una memoria viva, condivisa e tramandata con orgoglio tra le generazioni e le geografie.

La cerimonia rappresenta anche un importante volano turistico per il territorio biellese, inserendosi nel crescente fenomeno del turismo delle radici e del turismo religioso, due segmenti in costante espansione nel panorama nazionale.

Questi scambi culturali creano ponti autentici tra territori diversi e favoriscono flussi turistici reciproci“, ha commentato il presidente del circolo Su Nuraghe”. “Molti visitatori sardi vengono a scoprire le loro radici nel Biellese, mentre altrettanti piemontesi sono attratti dalle antiche connessioni con la Sardegna, visitando in particolare il santuario di Oropa, con ricadute economiche significative per entrambe le regioni.”

Il circuito turistico-religioso che collega idealmente i santuari biellesi con i luoghi della spiritualità sarda ha visto, nell’ultimo lustro, la nascita di pacchetti turistici dedicati, promossi da diversi tour operator specializzati, con un indotto significativo per l’intero territorio provinciale, coinvolgendo strutture ricettive, ristoranti e botteghe artigiane.

Simmaco Cabiddu

Nell’immagine, alcuni momenti della consegna delle palme “filadas” al vescovo di Biella

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