Nel Biellese, un ponte culturale tra Sardegna e Piemonte: il Museo delle Migrazioni e la statua di Ciusa

descrizioneMuseo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo – via Fiume, 12. Visite gratuite – Info e prenotazione: Idillio, 334.3452.685 – Apertura straordinaria venerdì 9 e sabato 10 Maggio 2025 per l’Adunata Nazionale degli Alpini (ore 10-12:30 – 14:00-18:00) – Ingresso libero.

In un angolo suggestivo del Biellese, a Pettinengo, il Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli si sta affermando come un polo culturale di rilevanza nazionale. Fulcro di questa realtà è una vera e propria gemma dell’arte sarda: La Madre dell’ucciso, celebre scultura marmorea di Francesco Ciusa, maestro nuorese che agli inizi del Novecento portò la creatività isolana alla ribalta internazionale.

Realizzata tra il 1906 e il 1907, l’opera ottenne il massimo riconoscimento alla Biennale di Venezia, segnando un momento chiave per il riconoscimento dell’arte sarda in Europa. Dopo oltre settant’anni trascorsi nel parco di Villa Malpenga, la statua ha trovato oggi la sua collocazione ideale nel museo di Pettinengo, ospitato nella dimora storica di Gastone Mazzia Piciot, emigrato biellese che la donò alla Regione Sardegna tramite il Circolo Culturale “Su Nuraghe”.

Il museo rappresenta un unicum nel panorama italiano: è l’unico bene extraterritoriale della Regione Autonoma della Sardegna situato fuori dall’isola. Un aspetto giuridico che sottolinea il profondo legame tra Biellese e Sardegna, alimentato da secolari vicende migratorie e scambi culturali.

Secondo quanto riportato dal portale ufficiale del Circolo “Su Nuraghe”, il museo non si limita alla conservazione del capolavoro di Ciusa, ma è promotore attivo della cultura sarda attraverso mostre temporanee, laboratori didattici ed eventi che coinvolgono artisti e studiosi contemporanei.

La struttura fa parte della Rete Museale Biellese, circuito che valorizza le eccellenze culturali del territorio. A Pettinengo, accanto al Museo delle Migrazioni, sorgono anche il Museo dell’Infanzia e quello dedicato alla Sacralità dell’Acqua, a conferma della vivacità dell’offerta culturale locale.

L’allestimento propone un percorso immersivo che intreccia storie personali, dinamiche collettive e trasformazioni ambientali. In esposizione si trovano abiti tradizionali, strumenti musicali come gli scacciapensieri provenienti da varie parti del mondo, manufatti della cultura pastorale, minerali delle cave sarde, documentari sulle comunità isolane e cartografie dei flussi migratori tra Sardegna e Biellese.

Particolare attenzione è dedicata al duplice movimento migratorio: quello dei sardi verso il Biellese e viceversa, con testimonianze e oggetti che raccontano esperienze parallele e stimolano riflessioni su temi ancora oggi attuali.

Il fascino del museo ha colpito anche l’antropologa romana Paola Siliotti, arrivata in visita su invito di un’amica. Durante il soggiorno ha esplorato Villa Piazzo di Pettinengo, Ronco, Bioglio, Banchette, le Fondazioni Pistoletto e Sella, fino alla mostra dedicata alla pediatra Maria Bonino, scomparsa in Angola nel 2005. Profondamente commossa da quest’ultima, ha concluso il suo tour proprio al Museo delle Migrazioni, raggiunto in un pomeriggio di pioggia accompagnata dai volontari del Circolo “Su Nuraghe”.

«Un’esperienza straordinaria – ha dichiarato –. Qui ho trovato tutti gli elementi che rendono gli spostamenti umani parte integrante della nostra storia: aspetti politici, religiosi, sociali e ambientali. Un invito a riflettere sulle interconnessioni che ci legano.»

Il museo si inserisce pienamente nel contesto del “Turismo delle Radici”, iniziativa promossa dall’Unione Europea per il 2024 che incoraggia i discendenti degli emigrati a riscoprire i luoghi d’origine dei propri antenati. In quest’ottica, Pettinengo si propone come crocevia ideale per i viaggiatori alla ricerca delle proprie radici.

Secondo i dati raccolti dal Circolo “Su Nuraghe”, il museo registra una crescente affluenza durante tutto l’anno, sia dall’Italia che dall’estero, con una significativa presenza di studenti. Tra questi, anche un gruppo della University of Southern Mississippi, proveniente da Hattiesburg (USA), ha recentemente visitato il museo nell’ambito del progetto “Human Rights”, coordinato dai professori Joshua Hill e Bob Press.

Ospitati a Villa Piazzo dalla foresteria dell’associazione Pacefuturo, gli studenti hanno approfondito il tema della migrazione in Italia attraverso incontri e attività sul territorio. L’iniziativa, oltre a rafforzare il dialogo interculturale, ha avuto ricadute economiche positive per la zona, a beneficio di strutture ricettive, ristorazione e commercio locale.

Contemporaneamente, il museo si propone come ambasciata culturale della Sardegna nel Nord Italia, promuovendo l’isola attraverso eventi, degustazioni enogastronomiche e presentazioni di mete poco conosciute. Ne deriva un circolo virtuoso di scambio tra le due regioni, con benefici reciproci.

La presenza di un’opera iconica come La Madre dell’ucciso rappresenta un potente richiamo per studiosi e appassionati d’arte. La scultura di Ciusa ha segnato la consacrazione internazionale dell’arte sarda novecentesca, portando alla luce un linguaggio estetico fino ad allora confinato all’isola.

Basterebbe questa sola opera per giustificare un viaggio nel Biellese. Ma è la combinazione tra patrimonio museale, paesaggi e narrazioni che trasforma questa porzione di Piemonte in una destinazione culturale autentica e coinvolgente. Una perla nascosta che dimostra come la valorizzazione delle radici possa diventare motore di sviluppo sostenibile per i territori coinvolti.

Maurizio Alfisi

Nell’immagine, l’antropologa Paola Siliotti con gli accompagnatori biellesi al Museo delle Migrazioni accanto alla statua marmorea di “La Madre dell’ucciso” di Francesco Ciusa.

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