Nella sezione Fotografias, le immagini della festa
Domenica 1° agosto, la comunità ecclesiale di Bollengo (Torino), si è riunita per celebrare la festa del Santo Patrono: Sant’Eusebio da Cagliari, Sant’Eusebio di Vercelli. Gli abitanti del paese che sorge ai piedi della Serra, collina morenica che unisce Biellese e Canavese, si sono uniti al Parroco don Piero Agrano e al Sindaco Carlo Duò, presenti le Associazioni che operano sul territorio: la cantoria parrocchiale, gli Alpini, il Gruppo Anziani, la Banda Musicale, i Coscritti, la Pro Loco e il Circolo Sardo Sa Rundine che ha sede proprio nel Comune di Bollengo.
Durante la processione, le axentère, quattro ragazze giovanissime hanno portato sul capo le tradizionali axente, coni decorati con fiori e nastri colorati, alti 120 centimetri, rendendo il rito ancora più solenne e suggestivo.
Le axènte, conosciute come carità, matarille o bran, a seconda della zona geografica, sono elementi identitari che rimandano ai riti arborei ampiamente diffusi sul territorio alpino, di cui gli Eporediesi vanno giustamente orgogliosi. Radici identitarie profonde che perdurano, giunte dal tempo della predicazione di Eusebio, che le Chiese locali hanno custodito e tramandato nei secoli: radici comuni, condivise dalla vasta comunità dei Sardi che risiedono ai piedi delle Alpi.
Per questo, anche quest’anno – a fianco dei Soci e delle donne di Sa Rundine di Ivrea, vestite in abiti tradizionali, guidati dalla presidente Elide Ibba e dal cav. Mario Fozzi – ha partecipato una delegazione di Su Nuraghe di Biella, con a capo il loro presidente, inalberando lo stendardo processionale di Sant’Eusebio che dona il simulacro bruno di Maria ad Oropa, a significare l’introduzione del culto di Maria “Deipara”, Madre di Dio, dovuto proprio all’opera del grande evangelizzatore sardo.
Eusebio (con Lucifero vescovo di Cagliari e con Atanasio), fu protagonista nell’immane lotta contro gli imperatori che volevano fare della Chiesa una loro provincia e contro gli Ariani che volevano togliere a Gesù Cristo la Divinità. Fu padre amoroso della comunità affidatagli, missionario nella città e nelle campagne, formatore di ottimi presbiteri nel Cenobio che fondò accanto alla cattedrale, maestro di Sacra Scrittura.
Il fuoco devastatore dell’Arianesimo lo vide prima difensore della Fede davanti all’imperatore Costanzo nel sinodo di Milano (355), poi condannato all’esilio e torturato a Scitopoli, in Cappadocia e nella Tebaide.
Poté tornare alla sua Vercelli solo nel 363, dopo un lungo viaggio per far rinascere tra i Cristiani la Fede e la Pace.
Molti suoi discepoli divennero i primi vescovi delle Comunità cristiane piemontesi: Torino, Novara e Ivrea. Alla Curia dell’antica città canavese appartiene la Parrocchia di Bollengo che lo venera come Patrono.
Battista Saiu
Foto di gruppo alla fine della cerimonia con Parroco, cantoria, coscritti, axènte e axèntere, e un gruppo di Sardi in abiti tradizionali.