Da sempre, l’attività del Circolo Su Nuraghe di Biella è orientata alla scoperta e alla riproposta della relazione di quanto hanno in comune la storia e gli uomini delle due realtà etniche, la sarda e la biellese.
In questa prospettiva va letta l’edizione di Su Calendariu 2006, che accoglie immagini inedite di alcune opere architettoniche realizzate sull’Isola da impresari piemontesi, tutti originari della Valle dell’Elvo.
Dalla frazione Merletto di Graglia, Casale Margari, proveniva Stefano Bertino, ricordato da Salvatore Satta, giurista e scrittore nuorese, nel romanzo “Il giorno del giudizio”, là dove parla della capacità di certi Continentali di “Trasformare le pietre in oro“.
Nativi del medesimo Comune alpino erano pure gli impresari Vittino, Cantone, Borrione e Vigna, dai cui archivi provengono le immagini che illustrano i mesi di questo cadenzario.
Le fotografie di strade, ponti, viadotti, dighe, canali di bonifica, muri di contenimento, palazzi, case e caserme, portano i segni e parlano dei sogni dei loro costruttori: artigiani della pietra, scalpellini e selciatori, che hanno trovato nelle rocce della nostra Isola la materia prima per realizzare grandiosi manufatti, modellati dalle loro mani. Lavori che portano il segno della fatica e dell’ingegno, oggi perfettamente inseriti nel nuovo paesaggio sardo, diventati elementi caratteristici e, sovente, identitari di alcuni scorci di Sardegna.
L’identità, infatti, è una scelta culturale di condivisione, risultante dell’adozione di usanze, modi di fare, di dire e di essere. Una sorta di ibridazione culturale che cerca di colmare il vuoto della “incertezza identitaria” e, in alcuni casi, della “perdita dell’identità“, ma che porta alla positiva scoperta della ricchezza del diverso, grazie all’incontro con l’altro.
Tra gli elementi che concorrono alla formazione dell’immaginario identitario possiamo inserire il paesaggio, naturale o antropizzato, come nel caso delle nuove emergenze architettoniche, riflesse nelle immagini di Su Calendariu 2006.
A Nuoro, Palazzo Bertino si affaccia su Corso Garibaldi, lastricato in granito nel 1893 su progetto dello stesso ingegner Bertino. In località Tadasuni, il ponte sul fiume Tirso, alto 60 e lungo 400 metri, è opera di Sergio e Giacomino Vittino. Nel settembre del 1923 venne armato il ponte della strada che collega Neoneli e Ardauli. Nel novembre 1928, alcune immagini documentano le bonifiche di Siniscola e la realizzazione del ponte sul torrente San Giovanni. La “Premiata Fabbrica di Cementi” della Ditta Giuseppe Cantone, attiva in Cagliari nel 1931, fornisce materiali da costruzioni in diverse parti dell’Isola per l’erezione di opere importanti, di semplici case o di edifici simbolo, come la caserma dei carabinieri di Golfo Aranci.
All’impresa Vittino-Borrione si deve la costruzione della strada Arzachena-Terranova Pausania; mentre, a Bosa, nell’esercizio 1940-1941, vengono eseguiti i “lavori di ordinaria manutenzione al porto”, come riportato nella nota apposta sul retro di alcune fotografie, in cui si scorgono carri a buoi che trasportano enormi massi destinati ai nuovi lavori al molo di trachite rossa.
Alcune immagini illustrano il trasporto e il varo in mare di un grosso masso per la realizzazione della barriera frangiflutti del pontile che congiunge Bosa Marina con l’Isola Rossa.
I massi erano estratti dalla famosa cava di trachite di Turas, quindi trasportati su vagoncini Decauville, trainati dai buoi, della ferrovia a scartamento ridotto. Alcuni monconi di questi binari sono rimasti in situ fino a pochi anni addietro, superstite testimonianza affrancata sulla nuda roccia a ridosso della torre cinquecentesca spagnola.
Oggi, le recenti opere che identificano il paesaggio di Sardegna ci permettono di comprendere ad un tempo alcuni tratti comuni al territorio e all’identità sarda e a quella piemontese.
Battista Saiu