I Sardi di Biella nel ricordo dell’amico ing. Ermanno Strobino

Donati dalla Famiglia Strobino sedici piccoli frammenti che profumano ancora di terra sarda

Dieci anni. Sono ormai trascorsi dieci lunghissimi anni dal giorno in cui avevi deciso di andartene, di lasciare questa tua sofferta esistenza terrena, forse con la speranza di trovare, almeno nell’aldilà, quella serenità invano cercata e agognata negli ultimi tuoi terribili cinque anni di vita.
So che non dovrei più parlarne, ma non riesco proprio a dimenticare ciò che hai passato in quegli ultimi lunghi anni, per te interminabili, difficili, pesanti come macigni, anche perché condizionati da quella misteriosa quanto indesiderata forza, impietosa e malefica, che ti remava contro. Avversità capaci di demolire e corrodere irrimediabilmente anche un carattere come il tuo, forte, roccioso, oltre alla prorompente forza morale che accompagnavano ogni tuo passo, ogni tuo gesto, ogni tua azione.
Doti straordinarie, che trasmettevano serenità e fiducia alle persone che ti circondavano e stimavano, come incutevano soggezione, timore e fastidio a quanti la pensavano diversamente, solo perché eri diverso da loro, perché ti invidiavano, ti temevano, forse ti odiavano, proprio a causa di quel tuo carattere forte, che ti portava sempre a dire con schiettezza ciò che pensavi, senza usare giri di parole o anonimi intermediari per mandarle a dire ai legittimi destinatari, i tuoi tanti detrattori, appunto.
Coloro che, pur consci di trovarsi di fronte a un uomo profondamente onesto e leale, oltre che disponibile e generoso con tutti, soprattutto con quelli più bisognosi e deboli, combattevano aspramente, non solo per indurti a recedere dai tuoi progetti, ad abbandonare gli spazi che ti conquistavi e che ti competevano, ma per disarcionarti dalla sella, annientarti, cancellarti.
E per farlo hanno sempre usato mezzi e armi d’ogni genere, quelle cosiddette improprie, tanto per usare un eufemismo, perché diversamente non sarebbero mai riusciti nel loro intento, che era quello di eliminare uno che “dava fastidio”, perché la tua filosofia di vita conosceva un solo credo, mirare e sparare sempre dritto al cuore del bersaglio prescelto e a ragion veduta, mai in mezzo al mucchio.
Ecco, a tradirti, voltandoti conseguentemente le spalle e contribuendo ad affossarti definitivamente (è un’affermazione convinta, non la solita metafora), è stata proprio questa tua mancanza di diplomazia, meglio nota anche come l’arte del “dire e non dire”, piuttosto che della menzogna o della falsità, una sorta di arma virtuale, ma sottilmente, silenziosamente e inesorabilmente letale se usata con la volontà di arrecare danno, di fare del male. E loro, i tuoi “nemici” di allora, la seppero usare al momento giusto, senza pietà.
Sono dieci anni che te ne sei andato, uno spazio temporale tradizionalmente ritenuto da molti una vera e propria eternità, spesso sufficiente per lenire ogni ferita, anche la più profonda, di cancellare ogni torto, di spazzare via anche le ultime tracce di un grande sentimento, per quanto profondo e sincero.
Ma non il roccioso ricordo inciso nel cuore dei tuoi tanti amici, quelli veri, prevalentemente Sardi, per quanto mi risulta, compreso il sottoscritto, che hanno avuto il piacere e l’onore di conoscerti, di ammirarti, stimarti e di rispettarti, come sanno fare solo i figli “autentici” di quella splendida Isola sarda, che anche tu dicevi spesso di sentire come una madre.
In molti, credo, il prossimo 18 del mese di maggio, allo scoccare del decimo anniversario dalla tua morte, ricorderanno con rinnovato amore e tanta struggente nostalgia la tua straordinaria figura.
Una ricorrenza molto triste, che tutti noi avremmo forse vissuto individualmente e in un clima di doloroso quanto profondo silenzio, ma che, al contrario, vivremo invece insieme ai tuoi figli, Fabrizio, Paolo, Riccardo, e alla tua consorte, signora Eta che, sicuramente convinti dalla robustezza del nostro indissolubile legame, per rinnovare questo straordinario rito del ricordo hanno voluto donare al Circolo Su Nuraghe, che è stato e resterà per sempre anche il tuo Circolo, 16 splendidi tuoi doni, tra quadri, miniature e sculture, tutti riconducibili e legati alla tua e alla nostra amata Sardegna. Sedici piccoli frammenti di Sardegna, che profumano ancora della terra sarda, raccolti da te nel corso del tuo lungo e appassionato rapporto d’amore con la nostra isola.
Tutti oggetti che, proprio perché raccolti e conservati con autentico amore, prima da te poi dalla tua famiglia, custodiscono, forse, ancora altrettante splendide storie, che io e i tanti altri tuoi amici avremmo voluto che tu ci raccontassi.

Franco Piras

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