La Sartiglia di Oristano a Biella per la Festa dei Sardi di “su disterru” 2008
Su Calendariu 2008 viene dedicato alla Sartiglia di Oristano nella versione della “Sartigliedda“, giunta a Biella per celebrare il trentesimo compleanno del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe, illustrato da fotografie e disegni. Tre istantanee mostrano la solennità e la partecipazione all’evento, scandito dalle salve dei “Fucilieri di Su Nuraghe” e salutato da oltre ventimila applausi di una folla attenta che ha seguito le varie fasi della manifestazione in tre piazze distinte e per le vie principali della città.
La prima immagine di copertina raffigura lo stendardo eusebiano di Santa Maria di Oropa, benedetto dal cardinal Tarcisio Bertone, sotto le cui insegne sfilano i Sardi di Biella; la seconda, illustra la riconsacrazione dello spazio attraverso l’attraversamento al galoppo della pista di gara, con le bandiere dei quattro mori prima dell’inizio del torneo. In questa pagina viene rappresentato un cavallo nero, bardato a festa, l’alter nos di Su Nuraghe, l’alfiere che regge lo stemma regionale. Tra i segni beneaugurali, va inserita la scelta della centralissima via Lamarmora, perfettamente orientata sull’asse Est-Ovest, trasformata in pista di terra battuta da oltre trecento tonnellate di sabbia biellese, mista ad altra proveniente dalle cave di Florinas. Sul palco i Sindaci dei Comuni piemontesi, guide delle delegazioni delle Associazioni sarde della Circoscrizione Nord-Ovest della Fasi (Federazione Associazioni Sarde in Italia), prestigiosa corona al Vescovo, al Prefetto, al Sindaco, al Presidente della Provincia di Biella e alle massime autorità locali, militari e politiche. Ad ogni stella colta dalla spada o da s’isticcu, lo stocco del sartigliante, una stella di filigrana d’argento appositamente realizzata è stata appuntata sul petto degli abili cavaliere.
Nelle dodici tavole che accompagnano questo cadenzario, opera di Alice Varrucciu, vengono presentati alcuni aspetti caratteristici della giostra oristanese: la maschera e su componidori, le bandiere delle confraternite e sa pippia de Maju, le trombe e i tamburini imperiali. Centrale per l’autrice la figura del cavallo, gli agili scattanti “giarini” sellati da giovani adolescenti del Giara Club di Oristano. Infatti, le tavole che illustrano i mesi di maggio e di agosto provengono dalla sua tesi di laurea “L’uomo e il cavallo nella Sartiglia di Oristano“, discussa a settembre presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale. Come di consueto, il mese di dicembre viene dedicato alle due terre, qui rappresentate dagli stemmi di provincia e dai colori araldici delle coccarde: bianco e rosso per Oristano, verde e oro per Biella.
Nel volume “Una radice condivisa, la Sartiglia di Oristano“, pubblicato in occasione dell’evento biellese abbiamo voluto fornire una lettura etnografica che collega i riti del febbraio oristanese ai Carnevali e agli orsi mitici sardi e di Terraferma, attraverso l’analisi e il confronto con le mitologie e i bestiari carnevaleschi del Piemonte e, soprattutto, del Biellese. Un viaggio alla rovescia, come d’altra parte è alla rovescia il tempo del carnevale d’impianto tradizionale, che ci aiuta a ritrovare, a disvelare radici e ragioni culturali e mitiche per scoprire di poter essere cittadini di più terre, poiché gli indirizzi di senso che leggiamo nei calendari rituali sembrano unire più che dividere. Non solo, nella società contemporanea, dove le continue pulsioni migratorie relativizzano il nostro status di emigrati, Su Calendariu 2008 cerca di superare i confini territoriali universalizzandosi attraverso la scansione dei giorni in cui sono stati inserite le principali feste giudaiche, islamiche e cinesi che fanno il paio con le ricorrenze cristiane dell’anno liturgico, associate ai santi venerati in Sardegna.
Ben condividiamo quanto sostiene Piercarlo Grimaldi nella prefazione al saggio propedeutico all’evento biellese: “La Sartiglia che, per un breve periodo, ha fermato il tempo e lo spazio della Città di Biella per dare vita a ritmi orali e gestuali che apparentemente possono apparire per alcuni versi intraducibili, non cogenti al territorio, non rappresenta un ritmo assordante, che non appartiene a questo tratto alpino, perché fa parte integrante dei sostrati mitici che generano il locale paesaggio della tradizione. Un progetto impegnativo che richiede coraggio e che sottolinea anche la generosità di una terra, il Biellese, che nelle culture degli immigrati sa ritrovare e recuperare affettivamente le tracce, i segni dei suoi figli che per lungo tempo hanno cercato appaesamenti non sempre facilmente concessi“. Una manifestazione che ha “centrato la stella”, il cuore biellese tanto da far progettare una seconda edizione della Sartiglia per la primavera 2009, ancor più condivisa e partecipata, ufficializzata dalla presenza della mazza civica della Città di Biella.
Battista Saiu