Presenza del “fregio al vento” del rosso, del bianco e del verde nell’area monumentale alla porte della Città – “Fratelli d’Italia“, Servitori di ieri e di oggi della Patria comune – “ignoti” da vivi, “pianti ed apprezzati” da morti
La festa del IV Novembre, fine della Prima Guerra Mondiale, ricorrenza della Vittoria italiana nella Grande Guerra e data celebrativa delle Forze Armate, ha racchiuso quest’anno una molteplicità di simboli, significati e valori in vista delle celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia.
Una giornata nella quale il respiro della Patria ha soffiato nella memoria di quegli uomini delle diverse regioni della Penisola che, tra il 1915 ed il 1918, morirono per un Paese non del tutto allora “consapevole e conosciuto“, dotati talora di un italiano “incerto” testimoniato dalla copiosa quantità di lettere inviate dal Fronte, come raccontato, con un misto di orgoglio, a congiunti e a posteri1, e come poi evincibile anche dalla lettura di opere esemplari come Un anno sull’Altipiano del “Sassarino” Emilio Lussu. Insegnamenti e ricordi che si concretizzano in azioni e valori quotidiani nei militi Italiani di oggi, in un’epoca nella quale il servizio militare è diventato una delle poche alternative di lavoro «per una parte della gioventù altrimenti senza sbocchi, destinata a cercare nelle missioni all’estero un’occasione professionale anche a prezzo di grandi rischi2».
Tutti soldati accomunati, come segnalato da storici e militari contemporanei3, dal fatto di essere paradossalmente “ignoti” da vivi e “pianti ed apprezzati” da morti, nel passato come nel presente. Ma tutti, comunque, Fratelli d’Italia, a prescindere dall’origine e dall’appartenenza individuale, come segnalato dai messaggi di circostanza degli esponenti delle Istituzioni dello Stato4, e come ben testimoniato dalla costante identitaria della Bandiera Tricolore5, fatto evidente per le strade delle città della Penisola in questi giorni.
Biella, anche prescelta quale sede per la cerimonia del 5 Novembre 2010 per il cambio di comandante della Brigata Alpina Taurinense, Corpo gemellato da dieci anni con la locale Provincia, ha costituito nell’occasione un eccellente esempio di tutto ciò. In particolare il contingente militare delle “penne nere“, di ritorno dalla missione dal tormentato Afghanistan, porta quest’anno il profondo dolore per la recente perdita di giovani vite, tra le quali quella di un figlio dell’Isola, il caporalmaggiore Gianmarco Manca di Alghero (SS).
Anche nell’area monumentale di Nuraghe Chervu, attraverso la presenza del “fregio al vento” del rosso, del bianco e del verde, nonché per mezzo della sensibile deposizione dell’alloro e dei fiori da parte del Comune di Biella, delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma e di privati, si è reso onore a tutti questi fedeli Servitori della Patria di ieri e di oggi.
Ivan Solinas
- Cfr. A.Gibelli, Quando l’Italia prese le armi, in La Repubblica, 22 Settembre 2009, p. 45. [↩]
- Cfr. A.Gibelli, cit., p. 45. [↩]
- Cfr. F.Mini, L’opzione “zero morti”, e B.Valli, Soldati,entrambi in La Repubblica, 22 Settembre 2009, pp. 44-45. [↩]
- Cfr. fonti Ansa e Televideo del 4 Novembre 2010. [↩]
- Cfr. M.Niola, L’identità di un popolo, in La Repubblica, 11 Agosto 2009, p. 33. [↩]