«Ho voluto far tornare nuovamente al cielo i passeri morti»

Passeri
Passeri.

Merlo che canti nella morte della notte.
Prendi queste ali spezzate e impara a volare.
Per tutta la vita hai aspettato solo questo momento per librarti.
Merlo che canti nella morte della notte.
Prendi questi occhi infossati e impara a guardare.
Per tutta la vita hai aspettato solo questo momento per essere libero.
Vola merlo!
Vola merlo!
Nella luce del nero della notte.
(Blackdird, Beatles)

Gli uccellini che compaiono nei miei lavori sono comuni passeri di città, creature piccole e discrete che condividono con l’uomo la vita e il caos dei centri abitati e spesso ne sono vittima. Mi è capitato spesso di trovare ai bordi dei marciapiedi o in angoli nascosti di verde uccellini morti adagiati sul terreno; inosservati o ignorati, questi esseri hanno subito attirato la mia attenzione, il mio spirito di osservazione che il più delle volte si rivolge ai particolari più piccoli. Trovo che il corpo inerte di un passero conservi una delicatezza e una grazia particolare: la freschezza del piumaggio, l’impalpabilità e l’estrema leggerezza del corpo conferiscono al passero dolcezza anche nel momento della morte. Io ho voluto restituire a questi comuni ma meravigliosi volatili, la vitalità che le loro ali sprigionano, ho voluto farli nuovamente tornare al cielo, all’aria e alla luce attraverso una resurrezione che offre loro, attraverso il passaggio della morte, un’altra possibilità di respiro. Per questo i passeri pur essendo morti si involano, evaporano, si sollevano trasportati dalla loro stessa leggerezza, dalla loro naturale tensione verso le altezze del cielo. Non si tratta quindi di una morte caduca, ma di una fine che inaugura un nuovo inizio. (Per quanto riguardi da vicino l’animale, è un processo che si rivolgere anche all’uomo).

Francesca Lai

1 commento

  1. Sono stato a vedere l’esposizione alla galleria S. Angelo di Biella. Tecnicamente mi sembrano realizzazioni eccellenti, che dimostrano grande padronanza del mezzo, e voglia di sperimentazione, nella ricerca di soluzioni alternative che servano da mezzo per raggiungere esattamente la comunicatività voluta.
    Personalmente sono rimasto profondamente colpito dalla capacità dimostrata nel trattare un argomento così scomodo e comunemente poco accettato come quello della morte, e dalla grazia con la quale questo momento è stato affrontato. Realmente, sembra che la morte non sia solamente l’ultimo atto della vita, quanto piuttosto un passaggio, la cui inevitabile drammaticità lascia spazio ad un’estasi ed alla sua contemplazione. Sembra che Francesca Lai ci abbia svelato la visione di un attimo intimo e nascosto, invisibile, un ascesi segreta, una speranza accolta.

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