Biella si prepara a ricordare gli Eroi della “Sassari”

videoImmagini sui monitor nei pressi del Municipio – Celebrazioni a Nuraghe Chervu

Mercoledì 28 gennaio, alle ore 12.00, verrà celebrata – contemporaneamente in Sardegna e a Biella – la Festa della Brigata “Sassari”.
Le Associazioni Combattentistiche e d’Arma di Biella con i loro labari si uniranno ai “Sassarini Biellesi”; durante la cerimonia a Nuraghe Chervu, il Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, dott. Tomaso Vialardi di Sandigliano leggerà le motivazioni dell’assegnazione delle due Medaglie d’oro al Valor Militare a ciascuna delle due Bandiere dei Reggimenti 151° e 152° della Brigata “Sassari”.

Di seguito, alcune brevi note storiche sulla Brigata “Sassari” a cura del “Sassarino Biellese” più anziano, il Maggiore Giovanni Manunta, e la fotografia in cui sono ritratti “Sassarini Biellesi” e alcuni Presidenti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma riuniti presso il Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella per coordinare congiuntamente l’alzabandiera mensile che, a partire da domenica 1° marzo, verrà effettuato nell’area monumentale di Nuraghe Chervu.

Battista Saiu


LA BRIGATA SASSARI: BREVI NOTE STORICHE

La «Sassari», erede dei Granatieri di Sardegna e dei «Reggimenti Sardi», dei quali conservò le mostrine bianco-rosse, fu definita la « Brigata degli Eroi », perché tutti quelli che la componevano furono veramente dei valorosi. Lo attestano i Bollettini di Guerra, le Relazioni del Comando Supremo e dello stesso Presidente del Consiglio, le 4 Medaglie d’Oro al valor militare concesse alle sue Bandiere (due per ciascuna). La gloriosa Brigata Sassari è l’unica, fra le Brigate di Fanteria di linea, ad avere così alto riconoscimento nella guerra 1915-18.

La Brigata Sassari, la Brigata dei “Diavoli Rossi”, viene costituita negli ultimi di gennaio 1915 da elementi sardi tratti, con un contingente di continentali, dai Depositi del 45° (152°) e del 46° (151°) di Ozieri, a Sassari e a Cagliari. Dopo breve e intensa preparazione, il 13 maggio i battaglioni formati iniziano ad imbarcarsi a Cagliari e Porto Torres per raggiungere il continente. I fratelli si salutano, ma l’ultima parola di chi parte è per la casa: “deo ando a gherrare, tue trabaglia“.

Il 22 maggio li trova a Roma, dove giunge l’ordine di mobilitazione. 400 richiamati dal Deposito di Ozieri raggiungono la Brigata con la prima nave disponibile. Il 24 maggio, allo scoppio della guerra, la Brigata è ancora in completamento a Roma. Il 27 maggio, con l’arrivo di 200 richiamati dal deposito di Roma nord-est, la Brigata viene finalmente messa sul piede di guerra. Il 31 maggio viene trasportata in tradotta a Lonato, e di lì a Calcinato e a Ponte San Marco, dove l’addestramento prosegue con ritmi febbrili.

La consegna delle Bandiere di Guerra avviene il 20 luglio a Calcinato (152°), e il 21 a Santa Maria.La Longa (151°). Gli eventi precipitano. Il 24 luglio la Brigata attraversa l’Isonzo, e si porta in prima linea. Il 25 luglio i Reggimenti ricevono il battesimo del fuoco a San Michele, nei tre settori d’attacco di Bosco Cappuccio, Bosco Triangolare, e Bosco Lancia. Molti muoiono, ma gli obbiettivi assegnati sono presi e mantenuti, e si dà fede al motto Solu in sa morte zedere.

Reclute novizie e settimine, i sassarini divengono veterani sul campo e si fanno subito rispettare. Gli ufficiali imparano subito che per i sardi è un punto d’onore superarli: altro che mettersi in testa per dare l’esempio: devono correre come disperati per non essere lasciati indietro da questi agilissimi indemoniati pastori, che se la godono a far fare brutta figura a chi se la merita, e lo trattano da “caghineri“, quando non espressamente da “vigliaccu“. “Quie no queret ballare, non andet a sa festa

Il Trincerone, Sella San Martino, Castelnuovo sono le successive tappe di sangue e di gloria. Il 24 settembre il generale Capello consegna le prime due medaglie al valore. Sono insigniti di medaglia d’argento il Sergente Salvatore Laj da Sinisi, del 151°, ed il Caporal Maggiore Antonio Chessa da Siligo, del 152°. Il 13 e 14 Novembre la Brigata conquista le trincee delle “Frasche” e dei “Razzi”. Quest’ultima è frutto di una vera e propria bardana, progettata e guidata dal capitano Francesco Dessì, del I Btg 151°, che, geloso del sangue dei suoi uomini, rifiuta di bruciare il reparto in stupidi attacchi frontali.

Nessuno dei 172 Bollettini di guerra sinora pubblicati dal Comando Supremo aveva menzionato le unità che si erano particolarmente distinte. Il semestrale silenzio viene rotto dal Bollettino del 15 Novembre 1915, n’ 173 che cita “…gli intrepidi Sardi della Brigata Sassari… “.

Questo comunicato produce enorme impressione in tutta la Nazione e nel mondo. Nessuno sa chi siano questi “intrepidi Sardi” e la Brigata Sassari, neonata tra reparti di fama secolare, chi la conosce?. Tutti i giornali inviano i loro corrispondenti, e gli umili ma orgogliosi pastori sardi scoprono di essere degli eroi che tutto il mondo vuol conoscere. Le iperboli si sprecano, non disgiunte da una vena di razzismo, che attribuisce il furor bellicus dei sardi ad una predisposizione congenita al sangue ed ai loro costumi tardo omerici. Ma il corrispondente di guerra dell’Aigemen Handesblad di Amsterdam individua una caratteristica particolare del costume sardo: l’amore inseparabile per la poesia ed il canto. Definisce il sardo “un Soldato scelto …che va alla battaglia cantando” ed aggiunge: «I Sardi vivono in trincea come nella propria Isola con le melanconiche cantilene e le vecchie melodie“.

Non tutti però s’innamorano dei Sardi della Brigata Sassari. Gli Austriaci e gli Ungheresi li definiscono “die Roten Teufels”, “I Diavoli Rossi”, li vedono con terrore, e sospendono addirittura le operazioni quando se li trovano davanti.[1] Ma i Sardi non se ne offendono; anzi, dicono che “gli Austriaci sono bravi figlioli, e diventano ancora più buoni quando gli punti la baionetta al petto“.

E’ chiaro che i Sardi hanno il loro modo particolare di fare la guerra, ed il generale Cadorna, Comandante Supremo, non tarda ad apprezzarlo. A fine novembre invia 650 soldati sardi di complemento per ripianare le perdite, ed il 3 dicembre 1915 dispone che tutti i militari sardi dei reggimenti di Fanteria siano trasferiti d’urgenza alla Brigata Sassari, così come tutti gli ufficiali sardi che ne facciano richiesta. La brigata diviene così, come gli alpini, un reparto a reclutamento regionale. E tale da allora rimane.

E con gli alpini fraternamente combatte, sull’altipiano dei sette Comuni, dal 5 giugno 1916 a fine anno. A Monte Castelgomberto, Monte Fior, Casera Zebio, Melette, Monte Zebio, Monte Mosciagh, la brigata va all’assalto senza curare le perdite, e riconquista le posizioni perdute.

Seguono mesi di arroccamento nelle trincee fangose e pidocchiose, dove il cuore non batte per l’esaltazione dell’assalto, ma per la nostalgia di casa. La dura disciplina di trincea impedisce il canto, sfogo ultimo e primo dell’isolano. Bisogna tacere, perché la sentinelle possano ascoltare il nemico. Ma il sardo è abituato a “s’attenta cuada” per proteggere il gregge dalle bardane. Sa cantare in silenzio e sa fumare “a fogu a intra“, e quando non ne può più va dal tenente e sollecita il favore di fare, coi paesani, una bardana “pro ammentare a s’inimigu ca giughemus su pilu in su coro“. Quando finalmente gli danno il turno e passa in retrovia, pazienza, la bardana la subiranno i cavalli ed i muli dei reggimenti amici, che vengono cotti e mangiati di nascosto, ma con affetto, però.

Il 29 Agosto la Brigata è schierata in prima linea sull’Altipiano della Bainsizza, ed il 30 va all’attacco alla Conca di Kravec. Il 15 Settembre Raimondo Scintu di Guasila cattura da solo cinque nemici, quindi con pochi compagni fa altri quaranta prigionieri. Ferito, torna nelle trincee nemiche e si riporta a casa un gruppo di ufficiali austriaci. Ottiene la più bella medaglia d’oro della Brigata, e non è poco, vista la stoffa dei concorrenti.

Il 25 Ottobre 1917 gli Austriaci sfondano a Caporetto. Viene ordinata la ritirata generale. Seguono giorni di disperazione, confusione, tradimenti, diserzione. Ma la Brigata tiene, perché deve tenere alto “s’onore de su Re“, “ed i morti è abituata ad averli davanti alla trincea, non dietro“. I generali non li ama, ma il re è “su Re de su Regnu Nostru“, roba di casa; combatte non per paura dei carabinieri, ma per l’onore.

In riserva strategica, viene incaricata di proteggere la ritirata. Il Comandante del Gruppo Speciale di Retroguardia, Tenente Generale Di Giorgio, la addita all’ammirazione dell’Esercito e della Nazione per il suo eroico contegno e per la sua abnegazione durante la ritirata. In perfetto ordine di marcia, il Battaglione Musinu, del 152, passa per ultimo il ponte sul Tagliamento. Musinu è l’ultimo, spara sul nemico mentre i genieri fanno saltare il ponte, ed i suoi uomini gridano torvi all’austriaco che hanno tante volte battuto: “state tranquilli, che già torneremo ad aggiustarvi“.

Ed infatti, i conti cogli austriaci se li aggiustano in fretta, il 28 gennaio 1918, a Col d’Echele e Col del Rosso, noncuranti delle perdite spaventose, tra cui il Ten. Col. Aprosio, Comandante del 151°. Il 30, ad obiettivi raggiunti, la Brigata viene premiata da una citazione nominativa nel Bollettino n. 981 del Comando Supremo, insieme alla IV Brigata Bersaglieri, al 1°, 2°, 4° e 16° Reparti d’Assalto ed a Battaglione Alpini Bassano.

Il 15 Giugno 1918 inizia l’ultimo attacco austriaco sul Piave. Il nemico passa il Piave a San Donà, entra in territorio Italiano. Ma viene fermato, battuto, ricacciato oltre il Piave. Il 23 giugno, alle due del mattino, il 152° ritorna per primo sul Piave. Il 27 ottobre giunge nella notte l’ordine per l’attacco finale. Nella notte del 28 la Brigata guada il Piave, punta la baionetta alle reni del nemico ormai in rotta, lo incalza e non lo molla più. Il 4 Novembre, mentre la Brigata si appresta a proseguire la marcia oltre il Tagliamento, il nemico chiede, ed ottiene l’armistizio.

Sos Istendardos tornano a casa vittoriosi e gloriosi ma laceri, sforacchiati ed insanguinati. Si fanno i conti. 1 Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia e due Medaglie d’Oro al Valor Militare per ciascuna Bandiera. Ai Sassarini vanno 6 Ordini Militari di Savoia, 9 Medaglia d’Oro al Valor militare, 405 d’argento, 551 di Bronzo, moltissime Croci ed Encomi Solenni. Ma chissà quanti episodi isolati e collettivi furono ignorati; quanti prigionieri compirono atti di valore, ma per circostanze indipendenti dalla loro volontà non ne raccolsero i frutti; quanti anonimi si immolarono “pro s’onore de su Re i de sa Sardigna totta

Il prezzo della gloria è terribile: oltre 2.000 Morti, 12.449 fra Mutilati, Feriti e Dispersi. 1 caduto ogni sei sassarini arruolati, una media di 166,7 morti su mille, molto al di sopra della media nazionale (104, 9 morti su mille). Ma il Sardo non si lamenta, perché “s’onore de su Re est salvu” e “sa vida nostra no la pagat dinari“.

Ajò, Dimonios! Avanti e Forza Paris

Opere Consultate
E. SAU, Album dei decorati della Brigata Sassari Guerra 1915-18 Sassari: Ed. Gallizzi, 1968
A. GRAZIANI, Fanterie sarde all’ombra del Tricolore, Sassari, Gallizzi, 1934.
L. MOTZO, Gli intrepidi sardi della Brigata Sassari. Cagliari. ed. Il Nuraghe, 1930.
MIN. GUERRA, Riassunti storici dei Corpi e Comandi nella guerra 1915-18, vo!. IV, Roma, 1926.
G. FOIS, Storia della Brigata Sassari, Sassari, Gallizzi, 1981
E. LUSSU, Un anno sull’Altipiano, Torino, Einaudi, 1998
Le citazioni non attribuite sono state raccolte dall’autore, giovane ufficiale nel 151° a Trieste, nei suoi colloqui con i reduci, tra i quali gli indimenticabili Raimondo Scintu e Giuseppe Musinu

[1] Un fonogramma di un comando di linea Austriaco intercettato nel 1916 dice che “…l’operazione progettata non è più possibile, perché sono ritornati in linea i Diavoli Rossi… “.


sassarini biellesi

3 commenti

  1. Mi pare che il dato sulla percentuale di morti delle Brigata non sia esatto. Infatti dalla documentazione che ho potuto consultare grazie ad un amico nuorese maresciallo della Sassari,risulta che i sardi hanno avuto un altissimo numero di caduti come media generale.
    La Sassari, pur avendo avuto gravissime perdite sarebbe in realtà il reparto che in percentuale ne ha avuto meno degli altri, proprio per lo straordinario coraggio e la compattezza tenuta in battaglia dai suoi uomini che anche quando dovevano arretrare lo facevano combattendo ferocemente senza scappare disordinatamente davanti al nemico e facendogli pagare un prezzo altissmo per ogni centimentro di terra riconquistato.

  2. Sarebbe stato bello che Badore l’obiettore, oltre a firmarsi con nome e cognome, avesse letto le mie osservazioni sulla percentuale dei caduti. Se invece di consultare “un amico maresciallo” avesse letto la bibliografia, si sarebbe facilmente reso conto che i dati sui caduti sono stati desunti dal libro di Erminio Sau “Album dei Decorati della Brigata Sassari” (pag.9). Giuseppina Fois pubblica i dati ufficiali desunti dal Ministero della Guerra: Ufficiali morti 85 (151) e 53 (152); Truppa: 808 (151) e 788 (152). Siamo a un totale di 1734 caduti SUL CAMPO. Tenendo conto che ai caduti sul campo è d’uso sommare quelli aggiuntisi per ferite e malattie sofferte al fronte per morti avvenute nei sei mesi successivi alla fine delle ostilità, siamo nelle cifre indicate dal Sau, e da me pubblicate. Nulla da obiettare sulla tenuta dei sardi nelle operazioni difensive (ma gli stessi principi del “Forza Paris” valgono egualmente per le azioni offensive). Resta il fatto che, come il buon senso e la documentazione ufficiale conferma, la maggior parte dei caduti, NELLA I GUERRA MONDIALE, avveniva durante gli assalti, a causa della ben nota micidiale efficacia del trinomio trincea-reticolato-mitragliatrice. Ma il valore della Sassari non si misura col numero dei morti, bensì con la sua capacità di tener duro e conseguire gli obbiettivi assegnati. Altrimenti, le pecore avrebbero tutte la medaglia d’oro.
    Spero che l’anonimo e malinformato lettore sia soddisfatto. In caso contrario, lo invito a leggere, con calma ed attenzione, la bibliografia allegata alle mie note. Mezzus unu bonu libru chi unu malu confidente
    Forza Paris Giovanni Manunta

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