150° tra Piemonte e Sardegna, anteprima del film Baraggia

Un’ultima “savana” ai piedi delle Alpi – Presentazione in prima nazionale del video “Baraggia, l’ultima savana”. La regia è di Davide Mocci e l’attore protagonista, Lucio Bordignon – La baraggia è un habitat unico al mondo, una sorta di steppa/brughiera molto affascinante, col corredo di scorci panoramici molto suggestivi; il tutto condito da altre attività che si svolgono nel nel biellese: ripristini ambientali, inanellamento, attività artigianali al Recetto di Candelo.

Baraggia
Locandina dell'evento biellese.

Venerdì 18 Marzo, alle ore 21, presso le sale di Palazzo Ferrero, a Biella, in corso del Piazzo, 25, verrà proiettato in speciale anteprima il documentario Baraggia, l’ultima savana, cortometraggio naturalistico realizzato dal cagliaritano Davide Mocci, noto cineasta del programma RAI Geo&Geo. Un evento che, nell’ambito delle celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità Nazionale, consentirà al pubblico locale – e non solo – di ammirare e conoscere le non sempre note bellezze della natura del territorio di vita e lavoro quotidiani. Una ricchezza tipicamente italiana, da condividere con tutti i cittadini, attraverso l’occhio professionale e appassionato di un figlio di Sardegna, innamorato della sua Penisola.
La Baraggia, nella specie, rappresenta un ambiente suggestivo, «l’ultimo lembo di territorio incolto rimasto tra la pianura e i primi contrafforti pedemontani», alla cui salvaguardia la Regione Piemonte ha posto la Legge Regionale n. 3 del 14.01.1992, istitutiva della Riserva Naturale Orientata delle Baragge, «la quale, oltre alla tutela ed alla conservazione dell’ambiente baraggivo, è finalizzata alla qualificazione ed alla valorizzazione delle attività agricole presenti nell’area e ad assicurare la corretta fruizione della stessa. L’area protetta così definita è composta da sei porzioni di territorio distinte, distribuite sulle province di Biella, Vercelli e Novara». Un ambiente di vita unico, quindi, che pare estendersi all’infinito, similmente ad una savana africana, e che alterna a vaste praterie delle vere e proprie lande, sostanziali brughiere su cui spiccano sporadici alberi.
Il territorio del Comune di Candelo (BI) ne ricomprende gran parte e, soprattutto, l’altopiano selvaggio, chiamato il Baraggione, zona di circa 5000 ettari, a forma di triangolo, dalle particolarissime caratteristiche geologiche dovute a fenomeni che ricordano quelli di formazione del Grand Canyon statunitense. Sulla sommità, poi, essa presenta un terreno argilloso, di difficile coltivazione, costituito da materiali limosi trasportati e deposti dai venti. «Lungo le scarpate che delimitano la Baraggia verso il torrente Cervo, è possibile leggere, sui pendii erosi, la storia geologica della zona. Si può qui osservare un primo strato, composto da due livelli principali, di limi eolici, con spessore di 2-3 metri; seguono, verso il basso, depositi alluvionali grossolani, cioè con ghiaie e ciottoli; nella parte inferiore si incontrano invece sabbie giallastre, sedimentate in ambiente deltizio, cioè al limite tra terraferma e mare». Nel letto del Cervo, nei tratti più incisi, si possono vedere argille marnose di colore grigiastro, nelle quali resti fossili di organismi indicano un’antica origine marina risalente a circa 5,2 – 1,8 milioni di anni fa. La zona del Baraggione di Candelo è anche molto panoramica, costituita da una balconata lunga parecchie centinaia di metri e cadente a strapiombo sulle rive del torrente Cervo. Nelle giornate più terse dell’anno, dall’Altopiano di Bellavista si domina quasi tutto l’arco alpino occidentale, dal Monviso al Monte Rosa sino alle Prealpi Orobiche del Bergamasco.

Ivan Solinas

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