Feminas, le donne del grano – Trapiantare la tradizione

Su Nuraghe, Festa della Donna, inaugurazione Mostra fotografica – sabato 7 marzo 2009 – ore 21

InvitoÈ il titolo della mostra allestita presso i saloni della Biblioteca del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella, organizzata con il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna e della Regione Piemonte, della Provincia e della Città di Biella.
La rassegna verrà inaugurata sabato 7 marzo alle ore 21 in occasione della Festa della Donna 2009.
L’esposizione, visitabile a ingresso libero (martedì, venerdì e sabato, ore 21-23), resterà aperta fino al 30 aprile 2009.
Come di consueto, durante la serata inaugurale verranno donate le mimose alle donne presenti e sarà tagliata la grande torta a forma di Sardegna, realizzata dalla pasticceria Brusa di Biella.
In occasione delle principali feste delle Comunità, a Biella come in Sardegna, le donne di Su Nuraghe usano benedire con il grano, rinvigorendo alcune forme cultuali, che ancora resistono ai piedi delle Alpi, con il trapianto di tradizioni isolane.
Così è successo con lo stendardo processionale, che a Biella apre le manifestazioni più solenni di Su Nuraghe, benedetto con il grano dalle Socie decane alla presenza del card. Tarcisio Bertone, con il contrappunto sonoro delle salve beneaugurali dei Fucilieri sardi: ritualità replicate a conclusione dell’Anno giubilare in piazza del Duomo a Biella, per l’ingresso del nostro cappellano don Ferdinando Gallu nella nuova parrocchia di Pettinengo e per lo scoprimento della targa toponomastica nella piazzetta Alberto Ferrero Della Marmora, prospiciente la basilica di S. Sebastiano.

Altra solennità, che ha coinvolto ben trenta donne, tante quanti gli anni di vita dell’Associazione dei Sardi di Biella, è stata l’inaugurazione e l’intitolazione di Nuraghe Chervu, primo nuraghe alpino, eretto dalla Città di Biella a ricordo dei Caduti sardi e dei Caduti biellesi nel novantesimo anno dalla fine della Grande Guerra.
Le immagini della rassegna “Feminas, le donne del grano“, danno conto di questo evento – ultimo in ordine di tempo – e del ruolo sacrale delle donne sarde.

La benedizione con il grano

Associato al rito nuziale cristiano, l’uso del grano rimanda ad antichi culti animistici
“Lo Spirito del grano, mietute le ultime spighe, spirava e spariva nel volo della quaglia”

La figura femminile riveste da sempre un ruolo fondamentale nella società, particolarmente in quella sarda. Lo conferma la storia della nostra emigrazione in cui molte donne, alcune poco più che adolescenti, da sole abbandonarono l’Isola per andare a servizio nelle case dei signori, per fare le infermiere nell’ospedale cittadino o le operaie nei tanti opifici, piccoli e grandi, del Biellese. Negli anni Sessanta, questo era quanto accadeva nel Piemonte e nelle località del cosiddetto “triangolo industriale”.
Il Biellese, località alpina universalmente conosciuta per la produzione di stoffe e tessuti di alta classe, sesta tra le province italiane per la produzione risicola, conserva alcune ritualità contadine che sembrerebbero derivare dall’antica cultualità frumentaria precristiana.
Appese alle pareti domestiche, in cucina o in camera da letto, è possibile trovare particolari composizioni realizzate con le pannocchie di riso. A volte, si tratta di semplici mannelli, sovente avvolti in nastri colorati, o poche spighe associate a fiori secchi; altre, i culmi di riso sono finemente intrecciati in una sorta di cestino a forma di “bambola“, dove le pannocchie pendule del cereale costituiscono braccia e gambe, come in alcuni reperti rinvenuti a Villanova Biellese, Benna e Massazza. Si tratterebbe di eccezionali documenti etnografici, rimandanti a riti connessi con lo “Spirito del grano“.
Prima della mietitura, un mannello di grano, generalmente il primo, veniva raccolto per essere conservato allo scopo garantirsi un nuovo abbondante raccolto. Le spighe lavorate in modo artistico erano conservate in casa fino al raccolto successivo. Ancora oggi, alcune spighe vengono poste sulle mani dei santi portati in processione. Questa ritualità sembra essere connessa al sistema simbolico dello Spirito del grano a cui sono associati, a seconda delle zone, animali mitici diversi. Nel Biellese, il più conosciuto è la quaglia.
Durante il raccolto, il primo mietitore, generalmente il più bravo e veloce, che non doveva mai essere superato, dava l’andi, l’andatura, corrispondente allo spazio, l’andana, in cui tagliare il grano. L’ultimo mietitore, quello che seguendo il suo andi, doveva naturalmente tagliare le ultime spighe, è detto ancora oggi il ciapa quaje, l’acchiappa quaglie, vale a dire, quello che arriva per ultimo e che, nel dire comune, sta ad indicare “incapace”.
La quaglia, uscendo dal suo rifugio posto tra le spighe dell’ultimo covone, era vista come la materializzazione dello Spirito del grano che, mietute le ultime spighe, spirava e spariva nel volo della quaglia.
Il mannello di grano, ma anche di riso, ornato di nastri colorati, religiosamente conservato all’interno dell’abitazione contadina, era la garanzia della rinascita del nuovo grano dell’annata successiva.
Questo magismo contadino permane ed è ancora presente nelle case biellesi in talune superstiti tracce folcloriche che, seppure labili e decontestualizzate, non sono del tutto annullate dai ritmi della sirena della fabbrica né dalla vita cronometrica, cui soggiace l’uomo della postmodernità.
I riti del grano affondano le radici in antichi culti animistici in cui lo Spirito del grano è immanente nel grano stesso. A questo venivano e vengono associati importanti segni augurali di fertilità e di abbondanza, come il ben noto uso del getto di grano sugli sposi alla fine del rito nuziale. Oggi, a seconda della disponibilità, al posto del cereale viene buttato il riso o, come sempre più sovente accade, un suo derivato: la pasta.
La benedizione con il grano resta ben radicata nei riti nuziali in quanto la Chiesa “nel disporre il rituale del matrimonio ebbe cura di mettere al centro quello che ne costituisce la materia e la forma sacramentali, cioè il consenso dei due contraenti; nel restante non respinse parecchie vetuste usanze del mondo pagano, le quali, fuori dal campo religioso, giovavano a porre in rilievo la solennità e il simbolismo, depurandole da ogni senso meno ortodosso“, come ci ricorda mons. Mario Righetti, perito liturgista del Concilio Vaticano II.
E dunque, associato al rito nuziale cristiano, rimane l’uso del grano, insieme ad alcune tracce di riti precristiani, tra cui il bacio scambiato in chiesa, l’uso di coroncine di fiori e di diademi sul capo della sposa o la consuetudine, particolarmente presso molte chiese di Francia, di benedire alcune monete deposte su di un vassoio insieme con l’anello, da cui deriverebbe l’usanza del getto di confetti e spiccioli alla fine della celebrazione del matrimonio.

Battista Saiu


Le immagini in mostra sono opera di: Marco Comba Meloni, Angelo Foglia, Chiara Argiolas, Cosima Colaianni, Alessandro Mezzano, Giuseppe Orrù, Pietro Pala, Giuseppe Pecorini, Roberto Ruzza, Mario Rovetti, Beatrice Ramella Pezza.

Cfr. Piercarlo Grimaldi – Battista Saiu, “Forme e pratiche rituali” in IL RISO, Renzo Angelini (collana coordinata da), Bayer CropSceince, Milano 2008, pp. 80-89.

Il volume IL RISO verrà presentato durante una Conferenza Stampa martedì 3/3/09 a Milano e mercoledì 4/3/09, al Convegno di Castello d’Agogna (PV).
Martedì, 3 marzo 2009 – ore 11.00 – Bayer Spa – Centro di Comunicazione – Viale Certosa, 130 – Milano
Il giorno successivo è previsto un convegno sulla risicoltura che si terrà presso l’Ente Risi a Castello d’Agogna (PV) alle ore 14,30.
L’incontro sarà incentrato sulla presentazione del libro da parte di alcuni autori, in rappresentanza dei 56 preziosi contributi che rendono il volume unico e completo. L’evento è destinato principalmente ai rappresentanti della filiera risicola italiana, ma non solo.


Ammentos

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