Silvia Zilaghe, dalla Sardegna “a Biella se Dio vuole!”

Silvia Zilaghe
Silvia Zilaghe

Martedì 7 giugno 2011 – Oggi pomeriggio, a Pollone, nella chiesa parrocchiale di Sant’Eusebio, si sono svolti i funerali di Silvia Zilaghe di 89 anni, officiati da don Mario Maculan e dal diacono Cesare. Alla fine della Messa, prima del rito funebre della benedizione della salma, i conterranei e i molti amici presenti hanno intonando il “Deus ti salvet Maria“: preghiera, segno di affetto, di ringraziamento e di partecipazione al lutto. Un ultimo abbraccio che testimonia il ricordo e la memoria della Comunità dei Sardi di Biella. Con la semplicità della sua vita, fatta di lavoro e di sacrifici, Silvia Zilaghe ha contribuito a scrivere un frammento di storia locale e, al contempo, un piccolo brano di storia di Sardegna.
Nativa di Tissi, in provincia di Sassari, Silvia Zilaghe è arrivata a Biella nel 1947, lasciando l’adottiva città di Alghero in cui, ancora bambina, si era trasferita con la famiglia a seguito del padre impiegato in ferrovia.
In quegli anni, molte sono le ragazze che da sole abbandonano la Sardegna alla ricerca di fortuna e di indipendenza non solo economica.
Alcuni studi evidenziano come la prima emigrazione sarda a Biella sia caratterizzata dalla forte presenza femminile: ragazze che partono sole; alcune “a servizio”, allogadas presso le case di signori e ricchi industriali lanieri; altre diventeranno infermiere generiche o diplomate presso la scuola professionale istituita all’interno dell’Ospedale di Biella; altre ancora, operaie e tessitrici nelle fabbriche tessili locali.
Con l’aiuto di Antonietta Diaz di Olmedo, giunta a Biella prima del periodo bellico, Silvia arriva ai piedi del Mucrone nel 1947; due anni dopo sarà raggiunta dalla sorella Elodia. Le tre ragazze lavorano presso i Converso come guardarobiera, cuoca e bambinaia. Alle amorevoli cure di Silvia sono affidati i quattro eredi della ricca famiglia: Ornella, Claretta, Renata e Roberto.
Nell’immaginario di quegli anni, per molte giovani ragazze di Sardegna, Biella è meta da sogno. Tant’è che il detto locale: “A Biella se Dio vuole!” (mutuato dall’esclamazione di un noto personaggio dei racconti della tradizione orale biellese fermato dal Padre eterno in persona alle porte della città), viene riadattato alle ragazze sarde che vogliono coronare il loro sogno di emancipazione. Successivamente, il neo elemento formulaico diverrà anche titolo di un libro nel romanzo di Amelia Arzedi, edito a Padova nel 1991.
Dopo breve malattia Silvia Zilaghe si è spenta a Pollone il 5 giugno scorso. La sua salma è stata tumulata nel cimitero cittadino del capoluogo. Con Silvia Zilaghe scompare la testimone di un pezzo di storia recente di Biella che, al contempo, è anche storia di Sardegna.

Battista Saiu

5 commenti

  1. Ciao Silvia, grazie di cuore per quello che hai fatto per noi e per i nostri figli e, siamo certi, oggi tante persone condividono lo stesso sentimento di riconoscenza.
    Ti ricorderemo sempre circondata da tanti bambini, da tutti i tuoi bambini, sì, perché, a buon diritto erano anche i tuoi.
    Essi ricorderanno sempre la loro cara “zia Silvia” e tu, siamo sicuri, li proteggerai ancora. Grazie.

    Giuseppe Paolo Crobeddu de Arzana,
    Presidente Pro Loco di Pollone

  2. Caro Battista,
    giungano ai parenti e a voi tutti le più sincere condoglianze

    Dino Musa
    Circolo “G.Dessì” Vercelli

  3. Mentre scorrevo la pagine del sito ho letto del ritorno alla casa del padre celeste della Signora Zilaghe; giungano alla famiglia le mie sentite condoglianze; leggendo alcune note biografiche mi sono commossa, pensando, le donne sarde sono speciali e coraggiose; si veniva da sole in Piemonte già nel lontano 1947 sole quando l’emancipazione femminile ancora era da scrivere, storie di coraggio che si ripetono.

  4. grazie per quello che avete scritto di mia zia, e il funerale e stato molto bello per le belle parole che sono state dette e per il bellissimo canto,sicuramente lassu lei era felice.

  5. Grazie a nome della mia famiglia per le belle parole e per il bene che le avete dimostrato.
    Il fratello Dante, la cognata Assunta e noi nipoti Rita, Annamaria, Gavino e Loredana, con le rispettive famiglie da Alghero.

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