“Breveghe in cappotto”, festa sarda tra cibo e identità

Pranzo sociale, prenotazioni fino ad esaurimento posti – tel.: 015 34638

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Domenica 19 giugno, ore 13, “sa breveghe in cappotto“, piatto tipico della tradizione isolana a base di pecora al centro del pranzo della Festa sarda 2011.
Il particolarissimo menù verrà preparato dagli abili cuochi di Su Nuraghe in occasione dell’appuntamento annuale di “Sa Die de sa Sardigna“, giunta alla XVII edizione.
Uno dei fulcri della due giorni di festa, sarà proprio il pranzo sociale che sarà servito nei saloni messi a disposizione dall’ANFFAS di Gaglianico.
Si tratta di ricetta antica, propria dell’universo agro-pastorale, tramandata e giunta fino a noi dalla notte dei tempi. Risalirebbe, infatti, alla prima domesticazione di capre e pecore dell’Altopiano Anatolico (VII millennio a.C.) e alla coeva scoperta dei primi recipienti in terracotta, successivamente utilizzati per la cottura dei cibi.
Il cibo, aspetto importante della cultura materiale effimera con intense radici identitarie, sarà protagonista nell’incontro conviviale della Festa.
Nella civiltà contadina sarda, la pecora bollita è l’immancabile piatto di “su tusonzu” la mietitura, che inizia, secondo il calcolo popolare calcolo del tempo, nella seconda decade di giugno, giorno dedicato a san Nicola. Un santo di “soglia” che, in Sardegna, alla fine di novembre, fa il paio con sant’Andrea; entrambi messi a presidio di inizio e fine di importanti attività agricola, al pari di san Michele e di san Bartolomeo, in Piemonte, custodi, in questo caso, di “inarpa” e “desarpa” la transumanza, la salita e la discesa sulle Alpi biellesi e valdostane.
Nella sua opera di tutela e salvaguardia delle identità, opportunamente e da sempre, nel mese di giugno, Su Nuraghe propone “sa breveghe in cappotto“, lo squisito bollito magro di pecora servita “ad libitum” a volontà, con le verdure di cottura e con “sa fregula”, minestra tradizionale di semola di grano duro.

Simaco Cabiddu

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