Penso, in quanto giovane e donna, che non sia necessario spronare i giovani a partecipare attivamente all’amministrazione dei circoli o, ancora peggio, magari imporre la loro presenza come parte dirigente “alla moda delle quote rosa”.
Leggendo in questi giorni il numero 352 di “Tottus in pari” e il “Messaggero on line” di luglio, mi sono soffermata a lungo sui vari articoli di resoconto del Meeting dei Giovani dei Circoli Sardi che si è tenuto da poco a Chia (CA).
Ho letto con piacere gli articoli che hanno riportato l’entusiasmo della conoscenza tra giovani di città o stati diversi, uniti dal cuore sardo. Mi sono soffermata molto sui pezzi nei quali venivano fatte considerazioni sulla vecchiaia delle amministrazioni dei nostri circoli. Analizzando la situazione mi sono sentita un pesce fuor d’acqua. Ho 28 anni e da più di 7 faccio parte del consiglio direttivo del Circolo Su Nuraghe di Biella. L’essere stata eletta come amministratore già da subito mi ha reso molto felice ma dopo qualche tempo ha iniziato a pesarmi un po’. Si tratta di un impegno da non sottovalutare e la giovane età mi ha portato sicuramente a fare errori che grazie ad amministratori più grandi di me ho potuto correggere ed affrontare nel giusto modo.
Penso sia positivo che anche la parte amministrativa di un circolo possa essere vissuta direttamente dai giovani ma nelle forme giuste. La gioventù è un periodo della vita che porta dall’adolescenza all’età adulta, un momento di transizione. Ho notato che spesso proprio in questo periodo i giovani non frequentano assiduamente il circolo. Credo sia errato pensare che ogni giovane, se eletto amministratore di un circolo, sia entusiasta di partecipare alle costanti riunioni ed impegni, dico questo andando oltre all’interesse che si può avere per l’associazione ma pensando al tempo libero, molte volte già scarso, che si ha settimanalmente e che, molto probabilmente, si preferirebbe passare con amici (non è questa forse la parte migliore della giovinezza!?!).
Quali interessi hanno i giovani soci? Ho iniziato a pormi queste domande qualche anno fa. Preso l’elenco dei soci con meno di 30 anni e impugnato il telefono ho iniziato a chiamarli per organizzare un incontro al circolo per conoscerci. Dopo il primo giro di telefonate lo sconforto mi ha colpito. Si variava da chi abitava quasi tutta la totalità del mese in città universitarie diverse da Biella e non riusciva ad esserci (forse non aveva neanche proprio un gran interesse ad esserci), a chi ormai aveva famiglia con figli e non poteva disporre del tempo come avrebbe voluto. Fatto sta che alla fine non se ne fece nulla.
Con il tempo, la cosa che mi stupì fu che l’anno successivo le stesse persone rinnovarono la loro tessera associativa e ancora più il fatto che quando interpellati per partecipare ad iniziative specifiche ne presero parte con grande entusiasmo.
Questa situazione mi ha portato alla considerazione che molto probabilmente i giovani non hanno ancora l’esperienza per poter gestire direttamente un’associazione e che sia compito dei circoli istruirli ed indirizzarli facendo in modo che si sentano coinvolti ma la cosa fondamentale è che il coinvolgimento avvenga su tematiche e iniziative che colgano il loro interesse.
Penso, in quanto giovane e donna, che non sia necessario spronare i giovani a partecipare attivamente all’amministrazione dei circoli o ancora peggio magari imporre la loro presenza come parte dirigente “alla moda delle quote rosa”.
È fondamentale per la vita di un’associazione che gli amministratori abbiano come caratteristica la motivazione e questa esula dall’età e dal sesso di appartenenza.
Michela Celadin Saiu