“Cardu reu” e “masedu” per riannodare il ricordo dell’Isola

Aldo Desogus
Aldo Desogus e il suo cardu masedu coltivato a Vigliano Biellese.

Al pari dell’appaesamento, il complesso fenomeno dell’emigrazione porta con sé il fardello dell’identità, quella scoperta che una persona ha di quello che è, delle proprie caratteristiche fondamentali, che la definiscono come essere umano in relazione con gli altri.
L’identità si materializza nella scelta di oggetti posti in valigia al momento della partenza e che, puntualmente, si rinnova ad ogni ripartenza dai luoghi di origine verso i luoghi di nuova residenza.
Tra questi recano con sé carichi di affetto pietre, piante, fiori o semplici semi da mettere a dimora in vasi o terrazzi e tutti quegli oggetti che rimandano e riannodano il ricordo dei luoghi natii.
Capita così che in uno dei venti appezzamenti destinati ad orto, assegnati dal Comune di Vigliano Biellese ad altrettanti pensionati del vasto centro urbano alle porte di Biella, vengano coltivati ortaggi inconsueti negli orti alpini. A differenza dei giardini botanici in cui vengono coltivati esemplari botanici, scelti in quanto esotici. Negli orti degli emigrati le piante hanno con sé la forza della familiarità della memoria che mette in comunione con i luoghi di origine e col ricordo che di essi portiamo nel cuore.
Nel piccolo ritaglio di terrà affidato ad Aldo Desogus, originario di Carbonia e trapiantato a Biella nei primi anni Sessanta del Novecento, è possibile ritrovare alcune specie botaniche caratteristiche degli orti sardi; tra queste un breve filare di cardi (Cynara cardunculus), in una varietà domestica particolarmente rigogliosa di quel “Gureù/ Cardu reu” che caratterizza e colonizza le terre di Sardegna.
Aldo Desogus è qui ritratto, nel suo orto alpino, con il gigantesco esemplare di cardo “masedu”, domestico, alto oltre due metri e del peso di una decina di chilogrammi.

Giovanni Usai

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