Alberto Ferrero Della Marmora nacque a Torino il 7 aprile 1789. A 17 anni incominciò a frequentare i corsi della Scuola Imperiale Militare di Fontainebleu, dalla quale uscì, nel 1807 con il grado di sottotenente di fanteria. Dopo aver partecipato, combattendo al fianco di Napoleone, ad alcune campagne militari, il 22 luglio 1813 gli venne concessa la Legion d’Onore. Con la restaurazione, il 31 gennaio 1816 riceve l’Ordine Militare di Savoia in cambio delle decorazioni militari napoleoniche. Il 23 ottobre del 1821 venne dispensato, ufficialmente per motivi di salute, da ulteriore servizio militare e nel 1824 ricevette l’ordine di recarsi in Sardegna.
Dal 1824 fino al giorno della sua morte Alberto Ferrero Della Marmora collezionò onori (vicepresidenza della Reale Accademia delle Scienze di Torino, cavalierati e commende di innumerevoli ordini, nomina a senatore del Regno di Sardegna nel 1848, promozione a generale destinato al comando della Reale Scuola di Marina, ecc.), ma soprattutto si dedicò anima e corpo alla Sardegna, pubblicando, sull’Isola più di cinquanta lavori scientifici. Tra i più noti ricordiamo il Voyage en Sardaigne del 1857, due volumi con atlante e 19 tavole; descrizione paleontologica e geologica, fisica e politica dell’Isola, con ricerche sulle sue produzioni naturali e le sue antichità e L’itineraire de l’Ile de Sardaigne del 1860, due volumi anch’essi illustrati da tavole, ritratti e carte geografiche. La pubblicazione dei due volumi gli costarono 30 mila franchi e già per la Carta di Sardegna del 1845 aveva speso 80 mila franchi, senza contare le spese di viaggio, ingente somma consacrata per illustrare la Sardegna. In una pagina dell’elenco degli itinerari compiuti in Sardegna fedelmente segnati da un taccuino, lasciato in dono al Canonico Giovanni Spano ed ora alla Biblioteca Universitaria di Cagliari, il La Marmora fa il riassunto del tempo complessivo trascorso in Sardegna e cioè: 13 anni, 4 mesi e 17 giorni (“anni, mesi di patimenti, di lavoro, di attività”). Compì l’ultimo viaggio in Sardegna nel 1851, per rientrare, poi definitivamente in Continente ed attendere l’ufficio di consigliere dell’Ordine Civile di Savoia ed altri importanti incarichi.
Morì a Torino il 18 maggio 1863 e fu sepolto a Biella nella cripta della Basilica di San Sebastiano dove il busto di marmo bianco con tre grandi lastre di melafiro, voluto da Quintino Sella, ne ricorda la figura grande e generosa di ricercatore di ciò che è autentico, di ciò che vale nell’animo dell’Uomo universale, trovato e riconosciuto importante nell’Isola di Sardegna, Terra lontana e bellissima, come riflesso primordiale del Continente perduto che si svela all’Uomo superiore perchè sappia e ne riveli con amore di figlio.