Serata all’insegna dell’identità – Sabato 26 novembre 2011, ore 21 basilica s. Sebastiano – Sarà distribuito come ‘foglio di sala’ il “Quaderno n.8 di Nuraghe Chervu” con testi in “Limba” sarda e in Piemontese – collaborazione con Ël Sol ëd j’Alp, artisti e intellettuali locali
Una serata di culture e di linguaggi diversi in un luogo sacro. In un simile contesto torna al ricordo l’episodio biblico dell’edificazione della torre di Babele (Genesi XI, 1-9), impresa insensata, venuta meno come fallimentari risultano essere tutti gli atti di pura presunzione umana. Una caduta dell’uomo, nella quale la volontà di Dio interviene in profondità, confondendo l’unica lingua originaria in diversi idiomi: gli uomini, non comprendendosi più gli uni gli altri, finiscono col disperdersi per il mondo, non continuando oltre l’orgogliosa costruzione intrapresa. Ma dalla rovina, dalla morte di un progetto peraltro omologante, una “semina” feconda di una nuova realtà, assai più ricca e significativa di quella precedente: un mondo di diversità, di lingue plurime capaci di attecchire e popolare i territori della Terra1.
Tante parlate, molteplici culture, variegati registri di comunicazione, modi di essere diversi per costituire una realtà composita, ma sempre di uomini. Perché le parole ed i linguaggi, dalle parole alla musica, dalla scrittura al disegno, dal gesto al puro tatto, sono propri e significativi dell’essere umano, ne custodiscono più di ogni altro elemento la storia, sono espressione di esperienza e di memoria vitale, dotati, per lo più, della capacità di sopravvivere nel tempo oltre gli individui e le etnie2.
Le diversità sono una ricchezza sebbene, come evidenzia anche il proverbio sardo «Chentu concas, chentu barrites – Tante teste, tanti cervelli»3, non facile risulti una convivenza tra alterità. Ma come bene testimonia anche lo stesso vocabolo, soppesato anche in relazione al concetto matematico4, la diversità indica, in una pluralità di soggetti coinvolti, un pari valore degli uni verso gli altri: è insito, quindi, un legame tra le alterità, una dinamica di relazione nella quale tutti i soggetti coinvolti risultano avere importanza.
Il tutto richiama all’immagine del mosaico, opera caratterizzata dalla combinazione di più tessere che, solo se unite, danno luogo ad un’opera di pregio, il cui valore è pienamente apprezzabile nella completezza del disegno che viene ad essere realizzato, tanto più se contraddistinto da una certa policromia richiamante l’arcobaleno. In antitesi ad una realtà monocroma, senza iride, che più difficilmente apre alla fantasia, alla creatività, ad una vita potenzialmente più ricca e piena. Anche perché l’omologazione, l’assenza di alterità, rischia di ricondurre ad un nuovo atto di presunzione umana, come quella torre di Babele rimasta incompiuta ed, alla fine, spopolata dei suoi stessi costruttori.
Gianni Cilloco
(tratto da quaderni di Nuraghe Chervu n.8)
- Cfr. E.De Luca, Babele, Fallimento di una sola Cultura e Dio sparse i Semi della Diversità, in Corriere della Sera, 10 Novembre 2011. [↩]
- Cfr. R.Scorranese, «La lingua? La prima misura del potere», in Corriere della Sera, 10 Novembre 2011. [↩]
- Cfr. la versione anastatica a cura di G.Angioni di: G.Spano, Proverbi sardi, Ilisso, Nuoro 1997, p. 108. [↩]
- Cfr. G.Devoto-G.C.Oli, Dizionario della lingua italiana, Le Monnier, Firenze 1990. [↩]