“Gelindo” tra cultura alpina, canti in sardo, in latino e piemontese

Quattro bravi giovani attori e le “Voci di Su Nuraghe” ripropongono, attualizzato nel tempo presente, “Il ritorno del Gelindo“, l’antica sacra rappresentazione del Natale con canti sardi e piemontesi, per sottolineare l’importanza delle identità e dell’integrazione tra comunità regionali – ingresso libero

Locandina GelindoDomenica 11 dicembre, a Pollone (Biella), nella Chiesa di Cangio, dopo la Messa delle ore 18, verrà rappresentato “Il ritorno del Gelindo, Ieri come Oggi“, atto unico in sei quadri, scritto e diretto da Ludovica Pepe Diaz. A fare da cornice alla proposta di teatro civile messo in scena dal Circolo Culturale Sardo di Biella, le “Voci di Su Nuraghe“, con melodie della tradizione isolana.
Recitano quattro bravi giovani attori: Mirko Cherchi, Francesco Logoteta, Veronica Morellini e Marinella Solinas.
La vicenda richiama in chiave moderna il tema del rifiuto subito da Giuseppe e Maria, che li costringe a far nascere Gesù in una stalla “perché non c’era posto per loro nell’albergo” e fa riflettere sul sempre attuale problema dell’accoglienza.
L’azione si dipana nel presbiterio, ai piedi dell’altare, arredo essenziale, per sei scene che si susseguono con ritmo veloce e avvincente.
In apertura, il canto “Duos isposos a s’iscurigada chilcant in Betelem alloggiu invanu” (due sposi all’imbrunire cercano invano alloggio in Betlemme), racconta le vicissitudini di Maria e di Giuseppe in cerca di alloggio nel piccolo villaggio di Giudea. I versi del canto pastorale introducono nel pieno della vicenda di Assunta e Pasquale, due protagonisti meridionali del tempo presente che si trovano, a distanza di duemila anni, come la coppia santa, a dover affrontare gli stessi problemi di accoglienza, proiettati in una ricca città del Nord Italia.
Segue il primo quadro: “L’ufficio di collocamento“, e si passa subito a “La manifestazione” e al “Fallimento della manifestazione“; quindi a “La decisione: emigrare” seguito da un bellissimo “Monologo di Assunta” che attende lo sposo seduta al tavolino di un bar. “Il rifiuto” dell’alloggio alla giovane coppia che cerca un luogo decente per far nascere il proprio piccolo, richiama alla mente i cartelli “non si affitta ai meridionali” mai del tutto cancellati o rimossi dalla mente. Un intreccio semplice e, forse, anche un po’ scontato nello svolgersi con ingenuità.
Infine “La nascita” con voci fuori campo, che introducono il secondo brano nella tradizione natalizia isolana, il solenne “Gloria!“, eseguito in latino e in sardo. Le parti in Limba dicono: “It’est custa armonia de incantu, tuttu custa lumera? Sunt cantede in s’aera dae in mesu de sa lughe!“, Cos’è questa incantevole armonia, tutte queste luminarie? Stanno cantando per aria, in mezzo alla luce!
Le “Voci di Su Nuraghe” eseguiranno inoltre altri canti tradizionali sardi e, unitamente alla Confraternita di “Santa Croce e della Santissima Trinità di Graglia“, un canto natalizio piemontese, per sottolineare l’importanza delle identità e dell’integrazione tra comunità regionali.

Nuccia Becchia

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