Sabato 17 marzo, alle ore 21, al Circolo Su Nuraghe di Biella, nuovo appuntamento con i Sapori di Sardegna. Mariolina Zedda presenterà una versione isolana del dolce noto come “Maltagliati di Forlì”, ricetta appresa da parenti acquisiti romagnoli. Degustazione.
I “Maltagliati di Forlì” traggono origine dalla forma irregolare dovuta alla teglia in cui il dolce tradizionalmente veniva cotto – secondo le indicazioni di Pellegrino Artusi -“in forno di campagna.. in una teglia di 22 cm circa” e successivamente tagliato, prima di essere servito.
Al numero 613 come “Dolce di mandorle“, è indicata una ricetta che rispecchia i “Maltagliati di Forlì” proposti da Su Nuraghe nel libro del grande gastronomo romagnolo Pellegrino Artusi, “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene“: uguali gli ingredienti, identiche le modalità di preparazione.
L’innovazione principale apportata da Mariolina Zedda consiste nel far cuocere i “Maltagliati” in vaschette monorazione e non più in teglia, con l’ulteriore possibile variante della decorazione tipica dei dolci sardi: una mandorla intera posta su ciascun dolce come negli “amarettos”. Inoltre, nella neo-ricetta, al posto di mandorle, possono essere utilizzati pinoli; la buccia di arancia può associarsi o sostituire quella di limone e la farina di frumento può essere impiegata in alternativa alla fecola di patate.
I “Maltagliati di Forlì“, che verranno presentati a Su Nuraghe “in versione isolana” – “Benesegados de Sardigna” , potremmo dire – sono dolci preparati con ingredienti tipicamente mediterranei, rielaborati nella preparazione e nella forma, secondo le diverse tipologie proprie dei diffusissimi “amarettos” di Sardegna.
In Romagna, il nome “Maltagliati” è associato generalmente a minestre a base di fagioli. Originariamente venivano ricavati dai ritagli di sfoglia che avanzavano dalla preparazione di tagliatelle o pasta ripiena. Una nota casa produttrice di paste alimentari ha reinterpretato e messo in produzione il tradizionale taglio irregolare dei Maltagliati emiliano-romagnoli per essere impiegati per ricette in asciutto che in brodo.
Tra gli elementi culturali della storia delle civiltà, il cibo, si sa, è particolarmente soggetto – come anche in questo caso – a continue contaminazioni e ibridazioni.
Efisangelo Calaresu