Per tradizione, il cibo delle feste estive dal mese di giugno fino all’autunno, in Sardegna e – sempre più sovente – a Biella, è a base di pecora, bollita e in umido. In queste stagioni, infatti, la carne ovina è particolarmente adatta per preparare minestre e deliziose pietanze. A seconda delle località, molte sono le varianti che tendono ad esaltare sia il sapore della carne sia quello dei condimenti.
La preparazione di “sa breveghe in cappotto“, la pecora bollita con il “suo cappotto” di verdure, per il pranzo sociale di Su Nuraghe, allestito presso il Ristorante “Bugella“, è stata affidata al cuoco Giuliano Caboni, coadiuvato in cucina e ai tavoli da Stefano e Gian Mario Sechi, Stefano Campi, Christian Magro, Giovanni e Antonio Gambella, Valeria Zorio, Maria e Riccardo Cuzzolin. Nomi sardi che si mescolano con quelli di altre regioni, testimoni di nuove generazioni che avanzano nei figli nati dall’amore di donne e di uomini originari di terre diverse dall’Isola. Nell’amore, come nel cibo, si sa, non ci sono ostacoli o confini insormontabili: sono entrambi frutto di unione, sposalizio di “ingredienti” diversi.
La pecora 2012, ha visto l’esordio per la prima volta a Biella di “su pane a fittas, affittadu“, il pane a fette, “su zicchi” il caratteristico pane di Bonorva cucinato nel brodo di pecora e condito all’antica, con formaggio filante o nel più “moderno” sugo di pomodoro e basilico.
Antichi sapori anche per i Sardi che, inconsueti, diventano leccornie esotiche. Non è difficile scoprire ai piedi del Mucrone come alcune proposte culinarie dei Sardi di Biella trovino sempre più estimatori, con nuovi inserimenti di ricette e piatti a base di pecora in “esclusivi” menù della tradizione alpina.
Nuove contaminazioni che vanno a sommarsi e ad arricchire i “tradizionali piatti alpini a base di pesce”, acciughe per “bagna cauda” e “bagnetti biellesi” o baccalà per le mille preparazioni venete e lombarde.