Film dell’ISRE a Biella, conoscere e analizzare riti e tradizioni sarde

Su nuraghe film
Gruppo di partecipanti alla serata con al centro Ginevra con a fianco la mamma e la nonna.

Sabato 13 aprile 2013 – Molto partecipata la presentazione dell’opera di Gabriele Palmieri, “Descrizione di un matrimonio“. Il film, messo a disposizione dall’I.S.R.E, l’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Regione Autonoma della Sardegna, è stato presentato da Ginevra Foglia Balmet Modesto, sarda di terza generazione. A Su Nuraghe di Biella, le lezione di cinema vengono tenute da sardi nati lontano dall’Isola.
Per l’entrata in società della figlia, vero e proprio rito di passaggio per i nuovi giovanissimi soci, Lucia Modesto ha preparato “sos acciuleddos“, dolce tipico di Gallura a base di pasta intrecciata ed edulcorata con miele. Altrettanto hanno fatto le madrine di Su Nuraghe, preparando altri dolci, generosamente distribuiti a fine serata.
Il documentario è incentrato sul matrimonio di due giovani, Franco Pala e Franca Sannai. Ad assumere particolare rilievo non è tanto la cerimonia in sé, quanto la preparazione che sta dietro: tutti i parenti si mobilitano una settimana prima per organizzare i preparativi di un evento pianificato nei minimi dettagli, secondo un rito che trova salde basi nella tradizione popolare sarda.
Troviamo in questo senso un richiamo a Leopardi e al suo “Sabato del villaggio”, dove è considerato il sabato la vera festa, perché racchiude tutta la gioia dell’attesa del giorno seguente.
Il film si apre con la presentazione della famiglia dello sposo e alcuni accenni geografici su Orosei, piccola città di 5082 abitanti, situata nella parte centro-settentrionale della Sardegna, e che si basa principalmente sull’industria estrattiva e sulla pesca. (N.B. I dati sono riferiti al 1985).
Nella prima parte è possibile osservare la preparazione del banchetto; è questo un momento di condivisione della fatica ma anche, e soprattutto, della gioia di stare insieme.
Si procede poi con la confessione dei due promessi sposi e con il “perdono” di entrambi da parte dei genitori. Nella scena seguente vediamo Franco, lo sposo, scegliere le pecore da sacrificare e il padre cucinare l’ultima cena da scapolo del figlio, mentre ai padrini viene regalato del pane e della carne (“su pane e sa petta”).
Gli invitati consegnano i regali ai futuri coniugi e ricevono “s’imbidu”, l’invito a base di dolci e bevande.
Ed ecco giungere la sera della vigilia del grande evento, durante la quale viene gustata la pecora in cappotta (bollita). Dopo la cena si balla in tondo “su ballu”; sempre nel corso della serata, tra un festeggiamento e l’altro, gli invitati si esibiscono in canti in ottave composti per i due fidanzati. La domenica, il giorno tanto atteso, è arrivata: avviene la “benedizione” del figlio, che si reca poi a prendere la futura consorte, la quale a sua volta viene “benedetta” dalla madre.
Viene quindi finalmente celebrato il matrimonio. È significativa la rottura del piatto, che simboleggia la deflorazione della sposa e la rottura dei legami con la sua famiglia. Ma la festa non è ancora conclusa: si assiste ora al momento centrale del film: il grande pranzo, che si apre con degli abbondanti antipasti; si passa poi alla prima portata, composta da gnocchetti sardi (malloreddos); di qui si procede con la seconda: porcetto, insalata mista, formaggio e vitello con le patatine, per concludere il tutto con la torta nunziale.
La cena, più leggera, è a base di minestra in brodo, carne, formaggio e frutta. Una volta conclusa, viene celebrato un altro rito: il taglio della cravatta dello sposo, di cui è possibile acquistarne i pezzi; segue lo scherzo, allestito dai parenti degli sposi, e il commiato.
Qui si chiude il film, il cui proposito è quello di scavare a fondo nelle tradizioni sarde e analizzarne i riti, che vengono vissuti in maniera gioiosa, coinvolgendo tutta la famiglia.

Ginevra Foglia Balmet Modesto

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