Sabato 19 ottobre 2013, alle ore 21, “Su Nuraghe Film” presso il “Punto Cagliari“, in via Galileo Galilei, 11, a Biella, primo appuntamento autunnale con lezioni di cinema “per conoscere la Sardegna attraverso il film d’autore” – Ingresso libero
Salirà in cattedra Tina Rassu, sarda di seconda generazione, madre di due figlie, per presentare: “Passaggi di Tempo” regia di Gianfranco Cabiddu. L’opera della durata91 minuti, è stata realizzata da Lantia Cinema & Audiovisivi, nel 2005.
È la Storia di un viaggio, il diario di bordo di un’avventura umana e artistica. La gestazione, nascita e sviluppo del concerto Sonos ‘e Memoria a partire dalle immagini mute d’archivio che mostrano una Sardegna antica cresciuta col lavoro e col sudore nel rito collettivo delle feste, nel rapporto di sintonia e conflitto con la natura. Il regista va a scovare i musicisti nel proprio ambiente, ci parla, si confronta sulla necessità di andare oltre il folklore, per trovare una sonorità che, senza tradire le radici, possa convivere oggi con la musica colta e jazz. Sullo schermo si srotola un “work in progress“, idee e suggestioni che crescono e prendono forma. Ognuno recita se stesso, ognuno ha un aneddoto, un ricordo e ognuno racchiude un’anima musicale e umana della Sardegna. Un film puzzle, Passaggi di tempo, di cui il tempo resta il motore segreto della storia. Nel mischiare dietro le quinte, prove e privato, l’ondeggiare delle immagini fra vecchio e nuovo apre orizzonti universali, dove la memoria non è retaggio del passato ma punto di partenza necessario per disegnare il futuro.
Efisangelo Calaresu
Cercando di infondere l’amore per la Sardegna alle mie figlie
Sono la terza ed ultima figlia di una bella coppia di sardi, trasferiti in continente subito dopo il loro matrimonio; sono nata a Torino nel 1960 e da quasi trent’anni vivo nel Biellese.
Mia madre Raimonda è originaria di Ortueri, un paesino sulle colline del Mandrolisai (in sardo: Barbagia de Mandrolisai), situato al centro, proprio l’ombelico dell’Isola fra le montagne del Gennargentu; si trova nel cuore delle “Barbagie”, quelle regioni montane che i Romani chiamarono Barbaria a causa della asperità dei luoghi e perché, ai loro occhi, i popoli che li abitavano apparivano dei barbari.
Popolazioni mai domate, orgogliosamente attaccate alle loro tradizioni ed al loro territorio di rara e selvaggia bellezza, con i suoi boschi, la sua fauna e i suoi monti. Fra le “zone interne” dell’Isola, la Barbagia-Mandrolisai è quella che conserva maggiormente le numerose tracce della storia più remota dell’uomo.
Mio padre Francesco, scomparso purtroppo nel settembre di ventisette anni fa, era nato a Borutta, paese del sassarese dove sorge la cattedrale di San Pietro di Sorres e l’adiacente Monastero Benedettino, una delle più belle chiese in stile romanico-pisano. Nel colle dove sorge l’antica cattedrale di San Pietro, esisteva un tempo una città che era la sede dell’influente vescovo di Sorres, figura prestigiosa dell’antico Meilogu e di tutto il Regno di Logudoro; nel ‘300, i venti di guerra che coinvolsero la Sardegna non la risparmiarono. Contesa dalla signoria dei Doria, dai neoconquistatori Aragonesi e dai Giudici di Arborea, l’antica città venne fortificata: divenne una bastida e da qui fu teatro dello storico scontro medievale tra Aragonesi e Doria. Poi, tra carestie, epidemie, guerre e rappresaglie, il declino fu inesorabile: le foto della fine dell’Ottocento ritraggono un colle spoglio: i frontoni dell’antica cattedrale e i ruderi tra il grano diventarono per secoli gli unici testimoni dei fasti del passato.
Negli anni ho scoperto ed apprezzato sempre di più le mie radici cercando di infondere l’amore per questa cultura, semplice ed arcaica, alle mie figlie ed in questo sono stata aiutata dalle tante iniziative del Circolo Su Nuraghe: Elisa e Francesca sono state spesso premiate per merito scolastico, hanno imparato con me i balli sardi frequentando i corsi del Maestro Alfio Sau, hanno onorato la memoria del bisnonno, insignito della Croce di Guerra, partecipando alla sfilata durante la cerimonia dedicata ai Caduti della Grande Guerra; io stessa, sempre con grande emozione, partecipo come Donna del Grano alle cerimonie durante le manifestazioni che celebrano ogni anno la ricorrenza de Sa Die de sa Sardigna indossando il costume originale della mia bisnonna materna.
Tina Rassu