Su Nuraghe Film, il pastore è un modo di essere e di vivere…

Torta Su NuragheBiella, 12 maggio 2014 – Sabato sera, nelle sale del Punto Cagliari, per il ciclo Su Nuraghe Film per “Conoscere la Sardegna attraverso il film d’autore”, Giovanni Carta ha presentato “Nelide una pastora del Campidano”, documentario che racconta una storia interessante anche sotto il profilo umano.
Il filmato, è stato realizzato nel 2009 per l’I.S.R.E., Istituto Superiore Etnografico della Regione Autonoma della Sardegna, dalla regista Flavia OERTWIG, nata in Germania da padre tedesco e da madre sarda (testimone della forza dei legami affettivi e culturali che uniscono alla terra di Sardegna persone nate e cresciute in differenti realtà nazionali e regionali).
Il pubblico presente alla proiezione ha mostrato di apprezzare il film per la simpatia e la spontaneità della protagonista, ed anche per l’interesse che sempre suscita il mondo rurale in una platea che, non di rado, nell’universo pastorale ha avuto le sue origini ataviche.
Al termine della proiezione, il simpatico immancabile rinfresco, tra cui una torta con al centro un nuraghe di pan di zucchero e cioccolato preparata da Daniela e i soffici dolcetti di Antonietta, con curioso rimando alle madlene descritte da Proust.

Commento al film

La protagonista, Nelide Atzeni è una donna quarantenne, single per scelta o perché come dice lei “non ho mai trovato l’uomo giusto” che, da una ventina di anni, si dedica ad un mestiere singolare, alleva pecore, fa la pastora.
La ragione di una scelta di vita tanto speciale per una giovane donna ce la rivela lei stessa quando racconta le sue prime esperienze iniziate con poche pecore, poi, quando la passione per la vita libera e senza costrizioni diventa assolutamente importante per lei, con un gregge di un centinaio di capi.
Nelide vive e lavora nelle campagne di Samassi, centro agricolo di 5300 abitanti del Medio Campidano, tra Guspini, Nuraminis e Villacidro; ma dimentichiamoci subito la tradizionale figura del pastore sardo che la filmografia dedicata alla pastorizia dell’isola ci ha consegnato con l’immagine stereotipata di un uomo vestito di ruvidi panni, con le spalle coperte di pelli di agnello che si inerpica per valli deserte o per monti scoscesi al seguito del suo gregge in una transumanza che pare senza tempo.
Nelide al contrario è una donna del nostro tempo che lavora ogni giorno duramente con impegno e passione, iniziando dal mattino in cui la vediamo recarsi all’ovile in auto, passando però prima dal bar per fare colazione.
Al sabato sera, dismessi gli abiti del lavoro quotidiano, la vediamo scatenarsi in discoteca nei balli moderni, assolutamente indistinguibile da tutte le altre giovani donne che si divertono insieme sotto le luci stroboscopiche della sala.
Questa immagine di divertimento e spensieratezza contrasta singolarmente con la Nelide che con mano sicura tosa pecore, macella agnelli e conduce al pascolo il suo gregge.
Al di là dello scenario vagamente bucolico il film è anche l’occasione per affrontare alcuni temi sociali intimamente connessi con la vita agricola e pastorale di una Sardegna che attraversa un importante momento di cambiamenti.
Infatti la società della campagna sarda, ancora profondamente legata agli schemi ed alle tradizioni secolari, fatica non poco a comprendere ed accettare la scelta di vita di una donna che invece di dedicarsi ad attività tradizionalmente più consone alla figura femminile ha deciso di vivere e lavorare in una condizione solitamente maschile.
Nel filmato sono inseriti brani di interviste con giovani donne che lavorano in attività commerciali della città e che testimoniano appunto questa difficoltà di comprensione, come pure significative sono le parole dei pastori dei monti del Nuorese che denunciano le difficoltà di una vita, quella del pastore, incapace di adeguarsi efficacemente al rapido mutare delle condizioni della società odierna.
A questo riguardo notevoli sono gli interventi di Bachisio Bandinu, filosofo, giornalista e scrittore, che ci offre una acuta analisi del mondo rurale e pastorale della Sardegna e che, prendendo spunto dall’affermazione che “il pastore è un modo di essere e di vivere e non un mestiere”, sviluppa una serie di attente osservazioni sulle peculiarità della vita pastorale tradizionalmente intesa, sui profondi mutamenti ai quali la medesima sta andando incontro.
Il film si conclude com’è ovvio sulla protagonista che, pur confermando il suo amore per la vita che conduce con le sue pecore, confida i suoi progetti per il futuro, in cui però immagina una esistenza più tranquilla senza l’impegno quotidiano e pressante della cura degli animali.

Giovanni Carta

partecipanti alla serata su nuraghe film

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