L’edizione di Su Calendariu 2014, illustrata da alcuni minerali di Sardegna, è l’anticipazione per immagini degli oggetti provenienti dalla collezione di Alessandro Beducci e Felicina Bertolone, presentati in mostra nelle sale del Punto Cagliari, presso la sede del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella, dal 21 dicembre 2013 al 28 febbraio 2014.
Esposizione, e conseguente catalogazione, dell’attività di raccolta effettuata dai due coniugi biellesi che, a partire dagli anni Cinquanta del Novecento, si sono ripetutamente recati in Sardegna, anche più volte l’anno, per conoscere la nostra Isola fin nel profondo delle sue viscere.
Dalla reiterata frequentazione è nato un amore solido, legato all’osservazione e all’ammirazione della superficie dell’Isola, ma anche al profondo delle sue miniere perlopiù attraverso il rapporto col lavoro del minatore. Ogni viaggio in Sardegna, così vicina e così esotica, era ricco di incontri e di appuntamenti con cavatori e contadini; da loro ricevevano, in dono o acquistandole, le “pietre” da portare in Continente.
Nei decenni, è andata crescendo una vasta collezione: centinaia di pezzi, alcuni divenuti rari, di cui 14 illustrano le pagine di questo Calendariu. Fanno parte dei 120 presentati per la prima volta in pubblico, catalogati e fotografati da Giovanni Chergia, le cui immagini sono raccolte in un volume di imminente pubblicazione.
Allestita all’interno di teche messe a disposizione dal Museo del Territorio Biellese, l’esposizione viene presentata nel luogo che si rivela essere quello per essa più congeniale: le sale del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe, l’altra Sardegna presente a Biella, l’Isola ricomposta fuori, lontano dalla Terra madre.
In molte culture, le pietre, indicando in modo esemplare quel che è stabile e imperituro, simboleggiano la potenza di Dio. Emblematici i nuraghi, con le loro enormi pietre sovrapposte.
La pietra diventa preziosa quando, come nel caso dei minerali di un superiore grado di durezza, suscettibili di essere levigati per mostrare tutta la bellezza nascosta allo stato naturale, o come i cristalli, viene impiegata come corpo riflettente, utile alla meditazione.
Nel mondo giudaico, nel quale affondano profondamente le nostre radici, dodici pietre preziose ornano l’emblema del sommo sacerdote, come il pettorale di alcuni bronzetti nuragici, presente nei giganti di Monte Prama.
Quando gli uomini migrano verso i più diversi angoli della terra, portano con sé la loro realtà che, come la pietra, deve sfidare le insidie del tempo.
“Fra la città di Buenos Aires e Cagliari c’è una fratellanza per una storia antica. – Ha dichiarato papa Francesco, figlio di emigrati piemontesi, annunciando la sua visita pastorale alla Chiesa sarda, la prima in Italia – Proprio nel momento della fondazione della città di Buenos Aires, il suo fondatore voleva nominarla «Città della Santissima Trinità», ma i marinai che lo avevano portato laggiù erano Sardi e loro volevano che si chiamasse «Città della Madonna di Bonaria». Vi fu una disputa fra di essi e alla fine hanno trovato un compromesso, così che il nome della Città risultò lungo: «Città della Santissima Trinità e Porto di Nostra Signora di Bonaria». Ma essendo tanto lungo, sono rimaste le due ultime parole: Bonaria, Buenos Aires, in ricordo della vostra icona della Madonna di Bonaria“.
Cosi, è stato per gli Italiani arrivati nella città del “nuovo mondo”, originariamente chiamata dagli Olandesi Nieuw Amsterdam, ribattezzata dagli Inglesi New York, dove hanno realizzato in sienite, pietra caratteristica del Biellese, i cordoli delle strade della “little Italy”, la piccola Italia che sorge nella parte meridionale di Manhattan; anche i blocchi di pietra del molo 17 del porto dove tanti migranti italiani approdavano, sono stati cavati da scalpellini della Balma di Biella e trasportati via mare dal porto di Genova. I Sardi ben sanno che la “Statua della Libertà”, monumento simbolo di quella città, poggia su blocchi di granito rosa di Gallura.
A Biella, dunque, attraverso la materialità delle pietre raccolte e scelte una ad una dalla mano attenta di Alesandro Beducci e Felicina Bertolone, la ricostruzione ideale e simbolica dell’altra Sardegna si rafforza ancor più, grazie all’atto di amore di due Biellesi che, decidendo di donare ai Sardi un pezzo della storia della loro vita, contribuiscono a scrivere una nuova pagina nel libro della storia di Sardegna, facendola divenire, nel contempo, storia di Biella.
Battista Saiu