Sabato 20 febbraio 2016, alle ore 21, i saloni addobbati a festa della biblioteca di Su Nuraghe, in via Galileo Galilei, 11, si animeranno per il Carnevale degli adulti del Circolo dei Sardi di Biella.
Intanto, nell’angolo di Sardegna che sorge ai piedi delle Alpi continuano i preparativi. Nulla viene lasciato al caso. Quest’oggi di buon’ora sono stati messi a lievitare gli impasti per la preparazione dei dolci tipici del Carnevale isolano, iniziando dalle universali “bugie”, italianizzazione del ligure “böxie”, conosciute con questo nome sia nei paesi che si affacciano nella Riviera a Levante e a Ponente di Genova, sia in Piemonte, da Torino alle terre di Langa. Note come “risòle” nella Provincia Granda, mentre nella vicina Vercelli e fino alle porte di Novara, sono dette: “gale, gali”, quasi facenti eco ai “galani” veneti o alle bergamasche “galarane”, testimoni di antiche migrazioni. Quella veneta, risulta essere la comunità etnica più numerosa non solo nel Biellese. Oltre al cibo, lo stesso “Gipin” di Biella sarebbe la versione locale dell’antica maschera di Bergamo – città di confine della Serenissima dal XV secolo fino al Trattato di Campoformio del 1797, data che segna la fine della millenaria Repubblica marinara – giunta al seguito dei “bergamin”, addetti alle stalle biellesi, impiegati nei lavori più umili.
In Sardegna le bugie sono note come “maraviglias”. In questo caso, il nome farebbe il paio con le “merveilles” della Valle d’Aosta; termine comune a due culture apparentemente molto più distanti, risalenti a quando la nobile Valle e il Piemonte eran parte dei “possedimenti di terraferma” dell’antico Regno di Sardegna.
Angelo Cau
Nell’immagine: preparazione di sas maraviglias di Sardegna
A proposito di familiarità del lessico sardo con quello francese, nel lessico del dialetto di Osilo sono presenti numerosissimi termini che derivano dal francese, meglio dire che sono rimasti nel nostro lessico a partire dalla dominazione francese, meglio ancora dire dalle incursioni francesi durante la guerra dei Trent’anni, verso la metà del 1600.
Ciò nonostante, Osilo, nel panorama linguistico sardo, rappresenti una delle cosiddette “isole linguistiche”.
Grazie per l’attenzione ed anche per la cortese collaborazione.
G. Elies