Significato di parole sarde secondo antichi dizionari – laboratorio linguistico, storia e cultura sarda a Biella
Per i nostri antichi padri, la lettera A fu l’inizio di tutto, l’inizio del linguaggio, l’inizio del Creato. S’abba, l’acqua è l’elemento primordiale sul quale s’immaginava poggiasse la Terra. Essa proruppe dall’Uovo originario, che esplose col Big Bang generando l’Universo. In Sardegna abba è l’acqua pura; abbu fu la ‘palude’; abbû fu la ‘fauna acquatica’. Abba divenne pure nome di donna, auspicio di generazione e di floridezza (poi usato quale cognome).
Ma la nostra Madre-lingua, ossia il Sardo-sumerico, aveva già inventato per suo conto le parole più arcaiche che dettero avvio alle Ere del mondo. A’abak fu l’acqua del mare, detta pure a-ab-ba (a ‘acqua’ + ab ‘mare’ + ba ‘creatura marina’). Fu dal sardo-sumerico che nacque la parola accadica bā ‘acqua’, e da essa sortì il concetto di “fluire”: báe ‘vai!, corri!’.
La Sardegna è un arcaico continente in agitazione, ed in epoca storica la vediamo già ripartita in tribù. La tribù del Sud chiamava il mitico liquido agû, egû ‘onda, corrente, flutto’. Da qui nacque il cognome Agus, originario nome di una donna che i genitori vollero somigliare all’elemento vitale, espressione dello sperma divino che genera e fa fiorire la natura. I Romani, che molti millenni dopo ereditarono la parlata mediterranea custodita in Sardegna, preferirono dire aqua e così, sbarcati a Cagliari nel 328 a.C., imposero ai Cagliaritani la nuova parola.
La religione mediterranea ebbe in Sardegna il suo perno, e la tribù dei Còrsi, dominante in Gallura e nella Bassa Còrsica, volle chiamare l’acqua con altro nome sumerico. Ea in Gallura è l’acqua, ed in origine s’identificava con Ea, il Dio della Terra, il cui attributo principale era quello di fare scaturire i fiumi e le sorgenti (dal sardo-sum. e ‘acqua’ + -a suffisso rafforzativo, precisativo, esaltativo).
Salvatore Dedola
Nell’immagine: Lettera A “Ad honore de deus omnipotente et dessa gloriosa virgini madonna sancta maria mama sua: …“. Incunabolo quattrocentesco della Carta de Logu, raccolta di leggi scritte in Limba sarda e, successivamente in epoca savoiarda, con testo a fronte in favella italiana, vigenti in Sardegna dal 1390 circa, fino all’entrata in vigore del Codice Feliciano del 1827. Documento originale custodito presso Biblioteca Universitaria di Cagliari, copia coeva conservata presso Biblioteca Reale di Torino.