La semina miracolosa della memoria, riscoperta di radici culturali e spirituali

donne del grano
Biella, area monumentale di Nuraghe Chervu: Donne del grano con piatto di frumento per la benedizione rituale.

Domenica, 23 maggio, sotto le antiche volte del sacello eusebiano di Oropa, verranno intonati in lingua sarda le lodi a Maria Deipara, Madre di Dio – Il cappellano di Su Nuraghe don Ferdinando Gallu terrà la catechesi in Limba – Ai piedi delle Alpi i membri della Comunità Sarda di Biella, simpatizzanti e devoti, si muovono lungo un filone di continuità con il percorso di fede e di cultura iniziato dall’antesignano Sant’Eusebio da Cagliari, Vescovo di Vercelli ed oggi patrono del Piemonte, introduttore del culto mariano ad Oropa (BI) ed a Serravalle di Crea (AL) nel corso del IV Secolo, durante la missione di cristianizzazione del territorio affidatogli.

Mannigos de Memoria della preghiera mariana

La simbologia del chicco di grano, richiamo al ciclo della vita, alla fertilità della terra ed al cibo, riecheggia frequentemente nei “campi” connessi al grande tema della Memoria1. Tale affascinante immagine, infatti, si presenta particolarmente idonea a rappresentare e rendere evidenti a chiunque le potenzialità e i bisogni insiti nelle radici dell’individuo, tra i quali la parola ed il linguaggio costituiscono senz’altro uno degli aspetti più caratteristici ed, al contempo, più strettamente connessi alle profondità dello spirito umano.

In occasione della Quaresima la Comunità dei Sardi di Biella, muovendosi idealmente lungo la suggestiva metafora delineata nel Vangelo di Giovanni, per il quale: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto2», si è fatta promotrice in terra piemontese dell’iniziativa dei “nenneres“, consistenti nella pratica della semina, all’interno di un recipiente posto al buio, di semi cerealicoli germinanti in quanto frequentemente irrorati. Un costume proposto ai fedeli della diocesi posta alle pendici di Oropa e radicato nel passato delle culture mediterranee, che si presenta assai diffuso nella Tradizione Isolana all’interno dei riti della sera del Giovedì Santo, con l’adorazione di “sos Sepurcros“, letteralmente “i Sepolcri”, subito a seguire sa Missa in Coena Domini, occasione nella quale i nenneres vengono esposti in ricordo della Resurrezione di Cristo dalla morte3. Tale usanza, nella sua simbologia e nelle sue figurazioni, sembra trovare richiamo in altre immagini evangeliche, quali, tra tutte, quelle rinvenibili nella celebre parabola del seminatore descritta nei tre Vangeli Sinottici, narrazione nella quale i grani vengono descritti cadere sia in terreni fertili, sia in superfici aride4.

Come in un certosino lavoro agricolo le iniziative in oggetto possono senz’altro costituire una “semina” capace di attecchire nella profondità degli animi alla riscoperta delle radici individuali culturali e spirituali. Tali circostanze, infatti, possono dare come conseguenza il radicamento e la fruttificazione, talora inattesa, nel terreno buono della Lingua, ambito esistenziale nel quale cultura e spiritualità possono trovare connubi strutturalmente interconnessi. A tale proposito il Circolo “Su Nuraghe” di Biella si è fatto da tempo ideatore di attività in Limba attinenti il tema “Il Sardo ed il Sacro“, esperienze che di per sé, in modo naturale, si sono riconnesse al progetto Mannigos de Memoria della FASI, ossia ai “granai – cibo del pensiero” costituiti dalle occasioni di studio, espressione e divulgazione di sa Limba Sarda5. Ai piedi delle Alpi i membri della Comunità Sarda di Biella, simpatizzanti e devoti che siano, si muovono lungo tale filone in continuità con il percorso di fede e di cultura iniziato dall’antesignano Sant’Eusebio da Cagliari, Vescovo di Vercelli ed oggi patrono del Piemonte, introduttore del culto mariano ad Oropa (BI) ed a Serravalle di Crea (AL) nel corso del IV Secolo d.C., durante la missione di cristianizzazione del territorio affidatogli. Sotto l’approvazione dell’Autorità Ecclesiastica locale, concessa a far data dal Gennaio 2000, uomini, donne e bambini pregano e cantano su Rosariu Cantadu, la preghiera mariana per eccellenza, potente veicolo di cultura ed, insieme, di aggregazione universale6. Un modo per imparare, in un tempo circoscritto, attraverso la ripetizione delle preghiere, le parole, i suoni e le espressioni del Sardo, nonché opportunità per nutrire, in modo poliedrico, l’anima con quello che può definirsi il “cibo dello spirito“, la tradizione linguistica dei padri, strumento capace di “fare Memoria” per “far Vivere“, usando rispettosamente il motto dell’ultimo Giubileo, “heri, hodie, semper7”. Inoltre i Sardi di Biella hanno modo di ascoltare anche omelie e catechesi in Lingua Sarda attraverso la voce del cappellano don Ferdinando Gallu, appositamente autorizzato dal Vescovo di Biella. Virtuose pratiche che trovano un’ulteriore ragione d’essere se effettuate in circostanze come la Pentecoste, festa cristiana, storicamente connessa all’antica festa biblica della mietitura, nella quale i padri della Chiesa hanno immaginato «che sia il Cristo a offrire al Padre i covoni della creazione dorati al sole dell’estate (n.d.r. imminente), grazie al vento bruciante dello Spirito8», occasione nella quale, si ribadisce, la preghiera e la lingua costituiscono simbolo e fatto concreto di pienezza e di abbondanza esistenziale e spirituale.

Costumi e “doni” che attecchiscono, s’innestano e fruttificano, a seguito di una semina quasi miracolosa, sul Continente, e che, vale la pena di sottolineare, non trovano oggi usuali equivalenti nemmeno in Sardegna, sebbene la storia testimoni una lunga tradizione di uso del Sardo nel mondo della fede isolano9, ove la Chiesa, come altrove, è stata per lungo tempo ed è tutt’oggi una custode-fautrice di cultura e di memoria10.

Gianni Cilloco

  1. Cfr. l’articolo “Mannigos de Memoria”, il grano “fantasticheria” cibo per sa Limba Sarda. []
  2. Cfr. Vangelo di Giovanni, Cap. XII, 24 e ss. []
  3. Cfr., ex plurimis, F.S.Ruiu e G.Concu, I riti della Settimana Santa in Sardegna, Imago Edizioni, Nuoro, 2007, p. 31. []
  4. Cfr. il Vangelo di Matteo (Cap. XIII, 3 – 8), di Marco (Cap. IV, 3 – 8) e di Luca (Cap. VIII, 4 – 8). []
  5. Cfr., oltre a quanto in precedenza riferito, l’articolo apparso su Tottus in Pari n. 277, Febbraio 2010: Memoria dell’Identità. Mannigos de memoria in limbas dae su disterru. Nonché: P.Pulina, I “Mannigos de memoria” sono i “cibi del pensiero”, in Il Messaggero Sardo, Anno XLII, Marzo 2010, p. 19. []
  6. Cfr. B.Saiu Pinna (a cura di), Su Rosariu Cantadu. Cantigos et Pregadorias, Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe – Biella, Ammentos n. 8, Biella, 2000, p. 6. []
  7. Si rimanda ai riferimenti della nota 5. []
  8. Cfr. O.Clément, Le feste cristiane, Qiqajon – Comunità di Bose, Magnano, 2000, p. 73. []
  9. Cfr. i relativi riferimenti nell’analitica digressione storica fino al presente consultabile nell’opera: G.Ingrassia e E.Blasco Ferrer (a cura di), Storia della lingua sarda, CUEC, Cagliari, 2009. []
  10. Cfr. da ultimo A.Bagnasco, La Chiesa? Ế amica del libro, in Avvenire, 14 maggio 2010, p. 30. []

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