Durante la serata sarà possibile firmare per la proposta di Legge nazionale di iniziativa popolare per l’inserimento di “Insularità in Costituzione” alla presenza dell’autenticatore Greta Cogotti – Quattro martedì di maggio – quattro film su migrazioni umane – quattro lezioni di cinema proposte da quattro giovani sardi di seconda e di terza generazione, nati fuori, lontano dalla Sardegna – prossimo appuntamento martedì 15 maggio, ore 21 – Manuela Schiapparelli Spanu (madre di Dorgali e padre biellese) presenterà “Nuovomondo” di Emanuele Crialese – ingresso libero
Martedì 8 maggio, la proiezione del film Terraferma di Emanuele Crialese è stata l’occasione per parlare dei temi problematici delle migrazioni contemporanee e delle società che in rapporto a questi fattori vogliamo costruire.
Il regista è particolarmente attento e sensibile a queste tematiche. Nato a Roma, siciliano di seconda generazione, egli stesso è partito dall’Italia per andare Oltreoceano, studiando a New York, ove si è laureato. L’esordio pubblico dei suoi lavori ha avuto luogo nel 1997, dapprima con il lungometraggio italo-americano Once We Were Strangers, e, successivamente, con i titoli Respiro e Nuovomondo, riscuotendo consensi di critica e di pubblico, specie all’estero.
Il suo quarto film è Terraferma (2011), lungometraggio di 88 minuti incentrato sul tema dell’immigrazione clandestina dall’Africa verso l’Italia. Presentato in occasione della 68ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Terraferma è il frutto di una co-produzione italo-francese costituita dalla collaborazione tra Cattleya e Rai Cinema ed il supporto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Sicilia Film Commission. Il lavoro valse a Crialese il Leone d’argento – Gran premio della giuria, nonché la Nomination al Leone d’oro. Uscito nelle sale italiane il 7 settembre dello stesso anno, successivamente il film è stato scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar 2012 nella categoria “Miglior film straniero“. Nel corso del 2012 il film ha ricevuto tre candidature ai David di Donatello – con la Nomination per le categorie Miglior film, Miglior regia a Migliore attrice protagonista (Donatella Finocchiaro) – diversi riconoscimenti ai Nastri d’argento – tra i quali i premi Migliore colonna sonora ed il Premio Lancia (a Giuseppe Fiorello) – ed il Premio Mario Monicelli per il Miglior regista al Bari International Film Festival.
La trama del film è ambientata in un’isola siciliana mai nominata (Linosa) ed è incentrata intorno alle figure di due pescatori, il vecchio Ernesto ed il giovane nipote Filippo. Diversi critici hanno notato diversi tratti ispirati al romanzo I Malavoglia di Giovanni Verga: l’ambientazione, ubicata in una piccola zona della Sicilia; la vicenda familiare, incardinata sul capo anziano ed intorno al secondogenito “modernizzatore” e volto al futuro; la presenza della nuora, desiderosa di una vita migliore per il giovane figlio. Lo sbarco dei migranti dall’Africa sull’isola determina uno sconvolgimento di vite, progetti e desiderata degli autoctoni. E pone, contestualmente, forti problemi di convivenza e coscienza, oltre che di diritto, con particolare riferimento al tradizionale dovere di soccorso di naufraghi e di viaggiatori disperati che pongono a repentaglio la propria vita nella traversata del mare con scafi e mezzi fatiscenti.
Problemi affrontati in un film del 2011 e quanto mai attuali, come abbiamo visto nelle cronache quotidiane degli anni seguenti fino ad oggi.
La Sardegna stessa è stata ed è tuttora coinvolta dai fenomeni migratori in questione sulle sue coste, come hanno evidenziato i giornali e gli organi d’informazione. «A fronte di una complessiva diminuzione degli sbarchi (nell’intera Italia) del 33% rispetto al 2016, la rotta Algeria-Sardegna fa registrare invece un “progressivo e consistente” incremento dei flussi migratori» – ha detto alla fine dello scorso anno Marco Minniti, Ministro degli Interni. Tra 2015, 2016 e 2017 gli sbarchi sulle coste sarde hanno coinvolto rispettivamente 343, 1225 e 1929 persone, con l’utilizzo di piccole imbarcazioni munite di motori fuoribordo.
In Piemonte abbiamo visto in questo ultimo inverno i migranti clandestini ed irregolari tentare di raggiungere i Paesi d’Oltralpe attraversando le montagne innevate a piedi, tentando di valicare passi non presidiati onde evitare il controllo ed il blocco garantito dalle Autorità locali e transalpine, ponendo, così, a repentaglio la propria incolumità e vita, esponendosi a pericoli ed al freddo senza essere muniti di conoscenze dei luoghi, di vestiario né di attrezzature idonee ai rigori della montagna. Ed anche in questo caso si è posto un nuovo problema di diritto e di coscienza, stavolta in capo a guide alpine e uomini della montagna, in similare analogia a quanto occorso a pescatori e operatori del mare.
Soccorrere o meno persone in difficoltà o in pericolo, secondo le tradizionali regole della montagna e del mare? E con quali conseguenze? Cosa è giusto fare? Dalla risposta a queste domande passa anche il tipo di società e convivenza nella quale viviamo e cui contribuiamo con le nostre idee ed i nostri comportamenti.
Concludo con le motivazioni alla base del riconoscimento che Emanuele Crialese ha ricevuto nel 2014, il Premio Nazionale Cultura della Pace: «per aver mostrato attraverso le sue opere, i suoi film e i suoi racconti, un’umanità in viaggio, alla ricerca di un luogo di vita dignitoso, dove poter esprimere il proprio desiderio di appartenenza al consesso umano ed il proprio progetto vitale. Mostra un’umanità attenta ad affermare, con forza, il proprio essere nel mondo, a manifestare, con semplicità e chiarezza, la cittadinanza mondiale di ogni uomo, al di là di confini e frontiere artificiosamente costruiti. La dignità non ha carta d’identità o passaporto che possa negare il diritto di ognuno all’esistenza».
Gianni Cilloco
Allegato: partecipanti alla serata