Serata di cinema d’impegno e di riflessione lo scorso Sabato 15 Dicembre presso le sale del Circolo “Su Nuraghe” di Biella. Nell’ambito delle Lezioni di Cinema proposte dalla locale associazione dei Sardi sono stati proiettati alcuni tra i più significativi cortometraggi presentati nel corso dell’edizione 2018 di “Visioni Italiane – 24° Concorso Nazionale per corto, mediometraggi e documentari“. La relativa selezione annuale di Bologna, in particolare, attraverso la sezione “Visioni Sarde” – tenuta in collaborazione con la Fasi, Federazione delle Associazioni Sarde in Italia – ha permesso la presentazione di recenti produzioni realizzate da autori sardi (noti o esordienti) o con location in Sardegna.
Tra queste ultime tre brevi film offerti ai presenti della serata sardo-biellese, incentrati sul controverso tema dell’attuale immigrazione extracomunitaria in Italia.
Nel primo corto, Isole (di Paolo Zucca, anno 2017, durata 3’) la scena è focalizzata sul dialogo, tra un padre e un figlio immigrati, circa i problemi della vita quotidiana, con un’inquadratura finale drammatica quanto scioccante circa il luogo ove gli stessi abitano.
La seconda pellicola, Futuro Prossimo (anno 2017, durata 17’) porta la firma di uno dei maggiori registi sardi contemporanei, Salvatore Mereu (Dorgali, 1965), celebre al pubblico per il pluripremiato film Ballo a tre passi (2003), cui sono seguiti Sonetàula (2008), Tajabone (2010) e Bellas mariposas (2012), ispirato all’omonimo racconto del compianto scrittore Sergio Atzeni. Il corto proposto, Premio Speciale della Giuria a Visioni Sarde 2018, si incentra sulle figure di due immigrate africane, Rachel e Mojo, di giorno vaganti per le vie di Cagliari in cerca di un lavoro e la notte alloggiate, abusivamente, in un casotto sul mare. Realizzata nell’ambito del master in Filmmaker dell’Università di Cagliari, quest’opera, dallo scorso inverno ad oggi, ha raccolto un susseguirsi di successi: di pochi giorni or sono la notizia del riconoscimento del Premio Stamira e del Premio Nie Wiemper nel corso del Festival Corto Dorico XV di Ancona. Ciò in virtù del fatto che la pellicola eccelle per la sua struttura ed il tema ad impegno sociale, in quanto «si distingue per la sua capacità di cogliere l’essenza del problema con una naturalezza e un realismo al limite del documentarismo (…) per mostrare i paradossi e le contraddizioni di un mondo, sempre più unito e interconnesso, in cui ciò che rappresenta una piccola scocciatura lavorativa per qualcuno alla luce del sole, può essere, nel buio della notte, questione di vita o di morte per qualcun altro».
Ultima proiezione, – ma non meno significativa – Je ne veux pas mourir (di Massimo Loi e Gianluca Mangiasciutti (anno 2017, durata 7’), nella quale, in un’ottica di rimprovero per il presente e di speranza per il futuro, la tragedia dei nostri tempi è oggetto di visione da chi dovrà imparare a vivere il domani, interrogando in connessione lo stesso spettatore sul suo ruolo attuale a riguardo.
Una serata d’arte e di confronto, quindi, per invitare al pensiero critico ognuno circa le migrazioni di massa dall’Africa e dall’Asia, rispetto a quanto a riguardo accade o si sente nella quotidianità in Sardegna come all’ombra delle Alpi. Tanto più, considerato il periodo pre-natalizio, in un contesto ove, anche laicamente, possono ancora riecheggiare – quasi “provocatoriamente” – le parole del passo evangelico «non c’era posto per loro» (Lc, 2,7).
Ivan Solinas