Giorno della Memoria, apertura straordinaria Museo delle Migrazioni

Berlino, monumento che ricorda lo sterminio di Rom e Sinti

Mercoledì 30 gennaio, apertura straordinaria a Pettinengo del Museo delle Migrazioni e della mostra “Omaggio a Tavo Burat, Gustavo Buratti Zanchi” – immagini di Andrea Ciprelli dal campo Rom di Lungo Stura Lazio di Torino – Mostra per adulti e studenti – visitabile per un anno – Info e prenotazione: Idillio, 3343452685 – Ingresso libero.

Nel 2012, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente Joachim Gauck hanno inaugurato a Berlino un monumento che ricorda i circa 500.000 Rom e Sinti uccisi dal nazismo. Se per indicare lo sterminio degli Ebrei si usa il termine Shoah, il massacro degli zingari è detto: Porrajmos. Sinti e Rom sono parte dell’immane olocausto di persone uccise dai nazisti perché ritenute “indesiderabili” o “inferiori” per motivi politici o razziali.
Il memoriale, disegnato dall’artista israeliano Dani Karavan, è formato da una vasca circolare: uno specchio d’acqua rotondo con al centro una stele triangolare di pietra. La forma rimanda al triangolo di stoffa di diverso colore che veniva cucito sui vestiti di tutti i prigionieri dei nazisti: marrone era il colore che contrassegnava Rom e Sinti.
Gli Ebrei, che formavano la popolazione più numerosa racchiusa nei campi, venivano identificati da un doppio triangolo – generalmente giallo – a formare la Stella di Davide. Uno dei due triangoli poteva essere di colore diverso, indicando l’eventuale appartenenza anche ad altre categorie: il viola distingueva Testimoni di Geova e religiosi in genere, ad eccezione dei sacerdoti polacchi; il rosso i prigionieri politici, oppositori del regime, partigiani arrestati disarmati e prigionieri di guerra italiani; il colore rosa marchiava gli omosessuali; il nero era attribuito agli “asociali”, lesbiche e profughi, prostitute e persone senza fissa dimora; il blu immigrati, apolidi e combattenti della Spagna Repubblicana riparati all’estero; il verde, infine, designava i criminali comuni, detenuti di origine tedesca, alcuni dei quali scelti per fare i kapò, i famigerati sorveglianti delle squadre di lavoro, incaricati di mantenere l’ordine e di far funzionare il lager.
Simbolo di vita, il fiore sulla stele al centro della vasca serve a ricordare i Sinti e i Rom uccisi.
Sul bordo della vasca sono riportate – in inglese, tedesco e romeno – le parole della poesia “Auschwitz”, composte dal Rom italiano Santino Spinello: “Volto affondato/ occhi spenti/ labbra fredde/ silenzio/ un cuore lacerato/ senza respiro/ senza parole/ senza lacrime“.

Battista Saiu

Nell’immagine: Berlino, monumento che ricorda lo sterminio di Rom e Sinti

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