Per la prima Pasqua a Biella del nuovo vescovo, dalla comunità dei Sardi proviene il dono di “su Judeu”, dolce a base di datteri, solitamente donato al cappellano di Su Nuraghe, don Ferdinando Gallu. Fino a un recente passato, in certe località della Sardegna questa specialità esclusiva era riservata a parroci e sacerdoti officianti. Prodotto solo una volta l’anno, veniva consegnato ai presbiteri proprio nel giorno della Resurrezione, dopo “s’incontru” (l’incontro delle statue del Redentore con sua Madre), da consumare nel pranzo che seguiva il rientro delle macchine processionali nelle rispettive sedi.
Ricco di simboli e di gesti che risalgono al mondo antico, Pasqua è tradizionale momento di festa in cui è presente l’immancabile scambio di doni perlopiù figurativi come uova, fiori, fronde artisticamente lavorate o più sostanziali quali pani e dolci tipici, diversi a seconda delle località. Universalmente più diffusi quelli immateriali che attingono all’inesauribile archivio di formule augurali.
Nel ricevere il suo primo “Judeu”, mons. Farinella ha voluto ricambiare il gesto di deferente amicizia con altrettanta materialità proveniente da una storica pasticceria biellese.
Giovanni Usai
Nell’immagine: scambio di doni tra mons. Roberto Farinella, vescovo di Biella e Battista Saiu, presidente di Su Nuraghe