Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli, via Fiume, 12, Pettinengo – Aperto tutte le domeniche, dalle ore 15:00 alle ore 19:00 – Info e visite anche su prenotazione: Idillio, 3343452685 – Ingresso libero
Nella sala dedicata alla “migrazione dei simboli”, allestita all’interno del Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo, si fa riferimento al mito dell’Uomo selvaggio o selvatico, il primo abitatore delle Alpi. Alla sua figura sono attribuite numerose qualità e saper fare: dalla pastorizia all’agricoltura, dalle tecniche casearie a quelle di costruzione di baite e di estrazione di minerali. Sarebbe stato proprio l’Uomo selvatico a introdurre gli alpigiani alla produzione del formaggio e del burro, alimenti che sono poi diventati alla base della cultura alimentare alpina.
Si tratta, pertanto, di una figura ancestrale ben radicata nella regione alpina sebbene ne esistano numerose versioni e rappresentazioni a seconda dell’area, dalla Valsesia alla Valle d’Aosta, passando per il biellese. In base al contesto di riferimento, esistono diverse narrazioni anche intorno alla sua figura e alla sua scomparsa. In alcuni casi, come a Campertogno e Quarona, si credeva che l’uomo selvaggio avesse un debole per le donne e che fosse solito osservarle tessere o lavorare al pascolo. Per questa ragione sarebbe stato, per giunta, catturato. Nel biellese, invece, sarebbe stato vittima di un tranello trattogli da alcuni giovani valligiani e ciò avrebbe causato il suo allontanamento. Nonostante le diverse versioni, resta tuttavia evidente la pervasività di questa figura nella regione alpina. Testimonianze del passaggio dell’Uomo selvatico nell’area, infatti, sono fruibili al Palazzo Vescovile di Biella, nella Chiesa Parrocchiale di Sordevolo, nella Chiesa della Santissima Trinità di Biella e nella cattedrale di Aosta.
Silvia Bigando
Nell’immagine: Museo di Pettinengo, Uomo selvaggio, pannello illustrativo