Le immagini di fiori visitati da api, pubblicate in Su Calendariu 2019, edito dal Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” di Biella, ci accompagnano con cadenza mensile per conoscere il mondo delle api e i preziosi prodotti da esse ottenuto.
Per garantire la salubrità dell’alveare e rendere l’ambiente più confortevole sigillando eventuali fessure nelle arnie, ma anche per irrobustire i favi, le api utilizzano la (o il) propoli, sostanza ceroide resinosa raccolta sulle gemme e sulla corteccia delle piante cui aggiungono cera ed enzimi. La sua composizione chimica è complessa e comprende più di un centinaio di molecole eterogenee; tra quelle di maggior interesse per l’uomo ci sono vitamine, sali minerali, alcoli, aldeidi, flavonoidi e terpeni. Alla propoli sono attribuite proprietà antibiotiche, antiinfiammatorie, antimicotiche, antiossidanti, antivirali, analgesiche, cicatrizzanti, immunostimolanti e antitumorali.
Pittosporum è un genere di piante della famiglia delle Pittosporaceee, originario di Africa, Asia, Australia e Isole del Pacifico.
Comprende piante a portamento arboreo o arbustivo, che possono raggiungere diversi metri d’altezza. Quest’albero produce delle piccole bacche verdi non commestibili. Il profumo dei suoi fiori è simile a quello emesso dai fiori d’arancio. In Italia è coltivato per ornamento e per costruire siepi lungo i litorali marini, nel Mezzogiorno, in Sardegna e in Sicilia. Le principali specie coltivate:
- Tobira, arbusto originario della Cina, con foglie perenni, oblunghe, porta fiori bianco-crema molto profumati, riuniti in cime a ombrello che compaiono nella tarda primavera;
- Colensoi, originario della Nuova Zelanda, con foglie verde-scuro variegato e fiori profumati, solitari, di colore rosso, fioritura estiva;
- Undulatum, albero a grande sviluppo, originario dell’Australia;
Tenuifolium, originario della Nuova Zelanda; - Eugenioides, originario della Nuova Zelanda;
- Crassifolium, originario della Nuova Zelanda.
Il nome Pittosporum deriva dal greco “pitta = pece” e “sporos = seme” che significa “semi a rivestimento resinoso” per alludere al fatto che i semi di questo genere sono ricoperti da una sostanza appiccicosa simile alla resina.
UTILIZZI
Come pianta ornamentale nei giardini, parchi e viali, specialmente delle zone rivierasche, per siepi, o macchie arbustive. Si può coltivare anche in vaso sui terrazzi
METODI DI COLTIVZIONE
Le piante di Pittosporum non sono di difficile coltivazione e formano delle eccellenti siepi, di rapido accrescimento e molto decorative.
I Pittospori amano l’esposizione in pieno sole, terriccio di medio impasto tendente al compatto e dotato di buone riserve idriche nella stagione estiva.
Per mantenere una forma compatta e decorativa della chioma, la pianta deve essere periodicamente sottoposta a interventi di potatura (aprile-maggio).
MOLTIPLICAZIONE
La moltiplicazione avviene con la semina o nelle varietà a fogliame variegato, per mezzo di talea. La talea di Pittosporum può essere prelevata dai fusti d’estate.
Le talee devono essere lunghe 8-10 cm e vanno tagliate, da piante robuste ed in buona salute, immediatamente sotto una foglia e vanno eliminate le foglie più basse. Il taglio deve essere fatto in senso obliquo in quanto ciò permette d’avere una maggiore superficie per la radicazione ed evita l’accumulo di acqua su questa superficie.
Per questa operazione è bene usare una lametta o un coltello affilato per evitare le sfilacciature dei tessuti; l’attrezzo inoltre è bene sia pulito e disinfettato (preferibilmente alla fiamma) per evitare di infettare i tessuti e disinfettandola ad ogni taglio.
La parte tagliata va immersa in una polvere rizogena mischiata ad un buon fungicida ad ampio spettro (reperibili da un buon vivaista) per favorire la radicazione e prevenire eventuali attacchi fungini.
Successivamente si sistemano le talee di Pittosporo in una composta formata in parti uguali da torba scura e sabbia grossolana.
AVVERSITÀ
Gli attacchi di cocciniglie possono essere molto gravi, se non si interviene tempestivamente con prodotti specifici.
Il gelo intenso e prolungato provoca gravi danni alle parti epigee.
Paolo Detoma
Nell’immagine: Pittosporo (Pittosporum), foto di Giorgio Bello.