Presso il Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo, Biella, accanto alla migrazione dei simboli e degli oggetti della vita quotidiana di chi, dalla Sardegna e dal Veneto soprattutto, è approdato nel Biellese, vi è la collezione mineralogica Beducci-Bertolone. Complessivamente la collezione comprende oltre 600 campioni collezionati a partire dalla fine degli anni Sessanta del Novecento, attraverso numerosi viaggi in Sardegna, ed è stata donata alla comunità dei Sardi di Biella nel 2014.
Per l’allestimento 2019 è stato esposto anche un campione di lignite del Sulcis. Il carbone fossile, pur non essendo in senso stretto un minerale, ma una roccia, viene, nella prassi usuale, considerato un vero e proprio minerale.
Il ‘carbone Sulcis’, così chiamato perché estratto dal bacino carbonifero dell’area geografica del Sulcis, è definito “carbone sub-bituminoso a lunga fiamma”. Il giacimento da cui proviene è ospitato in una sequenza sedimentaria di età terziaria: l’insieme dei livelli mineralizzati e sterili raggiunge una spessore massimo di circa 150 metri.
La storia dell’attività mineraria legata all’estrazione del carbone Sulcis è molto antica. La prima concessione per la coltivazione del giacimento del Sulcis, la “Bacu Abis”, fu accordata nel 1853. Alla fine del 1800, vista la notevole crescita del tessuto industriale nazionale, la lignite Sulcis divenne una risorsa energetica fondamentale per l’intero sviluppo nazionale. Durante la Prima Guerra Mondiale ne furono prodotte 80.000 tonnellate. La presenza dell’importante giacimento nel 1938 giustificò la fondazione della città di Carbonia, una delle città più giovani d’Italia, il cui territorio corrisponde a buona parte del bacino carbonifero del Sulcis.
La città nacque per ospitare le maestranze impiegate nelle miniere di carbone. Il nome indica letteralmente il luogo o la terra del carbone a testimonianza della sua vocazione mineraria e fu costruita a ridosso della miniera di Serbariu, sostituendo l’omonimo comune ottocentesco, il cui borgo è ora completamente inglobato come rione sud-orientale della città.
Fu meta di un vasto flusso migratorio da altre regioni dell’isola e anche da oltre Tirreno, si valuta che circa il 25% del primo nucleo di 12.000 abitanti provenisse da altre regioni italiane in particolare dal Veneto, dalle Marche, dagli Abruzzi e da Basilicata e Sicilia (di questo primo nucleo il 90% era costituito da uomini). Le miniere di carbone sulcitane furono una delle principali fonti di approvvigionamento di combustibile dell’Italia dell’epoca, fatto che aumentò notevolmente i livelli occupazionali nel Sulcis. Nel 1949 si toccò la punta massima di popolazione della storia cittadina, con oltre 48.000 residenti e 60.000 dimoranti.
La miniera di carbone, ormai dismessa dal 2018, è in procinto di rinascere con scopi del tutto nuovi. Recentemente l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e la Regione Autonoma della Sardegna hanno firmato un protocollo d’intesa per il prossimo sviluppo del progetto Aria, finalizzato alla realizzazione di un’innovativa infrastruttura di ricerca presso la miniera. L’accordo prevede l’installazione nella miniera di un impianto tecnologico di altissimo livello, in corrispondenza dei pozzi di Seruci. L’altezza e il diametro dei pozzi, la loro configurazione, con accessi multipli e sistemi di sicurezza integrati e, soprattutto, la disponibilità di una strada camionabile dalla superficie fino alla profondità di 500 metri, sono condizioni ideali per l’installazione in sicurezza di un impianto che avrà dimensioni uniche al mondo.
Il Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli, via Fiume, 12, Pettinengo è aperto tutte le domeniche, dalle ore 15:00 alle ore 19:00 – Info e visite anche su prenotazione: Idillio, 3343452685 – Ingresso libero
Fabio Granitzio*
* Geologo e dirigente presso una multinazionale Svizzera. Attivo da oltre 20 anni nel settore minerario, con esperienze maturate in diversi ruoli e in ambito internazionale. Dal 2017 curatore della sezione mineralogica del museo delle Migrazioni, Cammini e storie di Popoli di Pettinengo.
Nell’immagine: Bacu Abis, dettaglio della miniera carbonifera a cielo aperto dell’Ing. Roux. Fotografia di Vittorio Besso, Biella (1828-1895)