Scopo di Su Calendariu 2019 è quello di far conoscere il mondo delle api non solo perché questi meravigliosi insetti ci offrono diversi prodotti preziosi per la nostra salute ma soprattutto per la loro attività di impollinatori; infatti, sono responsabili di circa il 70% della impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta, garantendo circa il 35% della produzione globale di cibo. Delle 100 colture da cui dipende il 90 per cento della produzione mondiale, 71 sono legate al lavoro di impollinazione e, solo in Europa, ben 4 mila diverse colture crescono grazie alle api. È attribuita ad Albert Einstein la frase “Se le api scomparissero dalla faccia della terra all’umanità non resterebbero che quattro anni di vita”. Non sappiamo in che contesto questa frase è stata pronunciata, sappiamo però che nasconde un fondo di verità. Una cosa è certa: bisogna proteggere questi piccoli insetti oggi minacciati a livello mondiale a causa dell’inquinamento e dell’uso in agricoltura di alcuni tremendi pesticidi a base di neonicotinoidi, che fanno perdere loro l’orientamento impedendo di ritornare al proprio alveare. Meno api, meno impollinazione, meno garanzia di biodiversità con conseguenze nefaste per l’impoverimento botanico.
Cosa possiamo fare? Innanzitutto prendere coscienza del problema a partire dalle scuole, perché dove sta male l’ape sta male anche l’uomo. E poi, nel nostro piccolo, rispettarle non ricorrendo a spray insetticidi quando le vediamo pascolare sui fiori del nostro giardino o aggirarsi nelle vicinanze di casa. Le api sono mansuete e pungono solo quando si sentono minacciate. Non bisogna temere nemmeno la loro puntura, a meno che non si sia allergici, perché, a parte il dolore provocato dal pungiglione, il veleno è un farmaco naturale che vede molte applicazioni in medicina.
Inoltre le api sono una meraviglia della natura che affascina scienziati e studiosi: hanno un cervello minuscolo non più grosso di una capocchia di spillo e con meno di un milione di cellule nervose ma che funziona benissimo: è infatti in grado di imparare, risolvere problemi, distinguere colori, ricordare odori, trovare fonti di nettare e polline anche a distanza di chilometri dall’alveare.
Fortunatamente in Italia ci sono ancora territori dove le api stanno bene. Il nostro Biellese è uno di questi così come molti areali della Sardegna che possono considerarsi ancora “puliti” ed offrire un miele di alta qualità; miele che per ogni territorio è unico poiché unica è la varietà di piante e fiori che lo popolano.
Nel Biellese si producono prevalentemente mieli di acacia, castagno, millefiori primaverili e più raramente ciliegio, tiglio, rododendro e melata, mentre in Sardegna troviamo mieli di agrumi, corbezzolo, cardo, asfodelo, eucalipto e millefiori di macchia mediterranea.
La bontà di un territorio la si giudica anche dal numero degli apicoltori; nel biellese sono oltre trecento, nella maggior parte hobbysti o part-time, in Sardegna sono oltre tremila che allevano con metodi razionali circa 60.000 arnie. La produzione di miele si aggira intorno ai 18.000 – 20.000 quintali e rappresenta circa l’ 11% della produzione totale nazionale. L’apicoltura è diffusa in tutte le province, in particolare in quella di Cagliari con il 46% degli operatori. Le zone più vocate sono il Campidano di Cagliari, il Sarrabus-Gerrei e parte del Sulcis-Iglesiente. Produzioni meno rilevanti quantitativamente ma ottime dal punto di vista qualitativo sono quelle della Gallura, dell’Ogliastra, della Barbagia e della Nurra.