L’allestimento, curato dall’Anffas dell’Emilia-Romagna, si intitola “Perché non accada mai più – Ricordiamo” e si potrà visitare dal 25 gennaio al 29 febbraio prossimo nel salone Falseum del palazzo Vialardi di Verrone, a Verrone – Inaugurazione sabato 25 gennaio alle 14,30 – La mostra rimarrà aperta: sabato, domenica e festivi, ore 10:30-13:30 e 14:30-19:30 – Ingresso libero.
Nel 1939 il Terzo Reich emana un decreto che istituisce il registro dei neonati “deformi”. Comincia così un progetto di sistematica eliminazione dei bambini con difetti fisici e mentali. Strappati con la forza o con l’inganno alle famiglie, i bambini vengono trasferiti in speciali strutture per l’eutanasia per essere soppressi, sotto osservazione clinica, con fredda determinazione: molti di loro vengono lasciati morire di inedia, altri avvelenati con dosi elevate di farmaci, quali bromuro o morfina.
L’estensione di grado superiore del progetto, che prevedeva l’uccisione su larga scala dei disabili adulti, va avanti fino al 1941 con il nome di Aktion T4. Le pressioni della chiesa e dell’opinione pubblica inducono Hitler a sospendere il progetto quell’anno, ma solo ufficialmente. Lontano dai riflettori, negli istituti e negli ospedali, le uccisioni continuano. Le cifre ufficiali del triennio dell’Aktion T4 (1939-1941) parlano di 80.000 morti, di cui 5.000 bambini. A Berlino, nella villa confiscata a Ebrei di Tiergarten Strasse n. 4 (da cui il nome T4), si fanno le prove generali dei Lager: «per i disabili – si legge in un comunicato dell’Anffas – furono inventate le camere a gas, i disabili furono le prime cavie dei barbari esperimenti medici su esseri umani, per i disabili furono messi a punto i macabri rituali delle camere a gas camuffate da docce, della spoliazione dei condannati, del recupero dei loro effetti personali, dell’estrazione dei denti d’oro dai cadaveri».
Per Hitler e la propaganda nazista i disabili non sono altro che “vite indegne di essere vissute” quindi sacrificabili, non solo per la teoria della purezza della razza, ma anche sulla base di un criterio economico e utilitaristico. Eliminare i connazionali improduttivi e bisognosi di cure costose e continuative, avrebbe fatto risparmiare – secondo una logica aberrante – milioni e milioni di marchi allo stato tedesco. Gli storici hanno recentemente stimato che il numero delle persone disabili uccise a guerra finita si aggiri intorno a 300.000. Questo olocausto parallelo è rimasto sconosciuto ai più per quasi mezzo secolo. Il tema è riaffiorato solo recentemente, grazie soprattutto alle iniziative legate al Giorno della Memoria, e ha dato nuovo impulso agli studi sull’argomento.
Allestita in collaborazione con il Circolo culturale Sardo Su Nuraghe di Biella e il Comune di Verrone, la mostra si propone di divulgare, specialmente tra i giovani, la memoria di quei tragici avvenimenti. Inoltre, nelle intenzioni dei suoi curatori, non vorrebbe essere soltanto un invito a dare “uno sguardo pietoso” su un lontano passato, ma piuttosto a riflettere sull’oggi perché, davvero, “non accada mai più”.
«La particolare connotazione di questo sterminio – si legge ancora nel comunicato – per le basi scientifiche da cui partì, per la sua accurata preparazione attraverso anni di martellante propaganda, per la tipologia dei suoi esecutori (non fanatiche SS, ma medici e infermieri trasformati in aguzzini dei loro pazienti), pone domande inquietanti sul presente e sul futuro e spinge a una approfondita riflessione sui grandi temi che da sempre accompagnano la convivenza umana».
Michele Careddu