Poesia sarda a Biella: là dove il sì suona, “s’eya e s’emmo cantant”

Malva subovataLaboratorio linguistico a Biella – uso della lingua materna nella poesia, tra storia, cultura e cronaca contemporanea – fatti del giorno, “de die in die” nei versi di Tore Spanu.

Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant” è il titolo del Laboratorio linguistico di Su Nuraghe di Biella, che rimanda ad un celebre verso della Divina Commedia («le genti del bel paese là dove ’l sì suona»: Inferno XXXIII, 80), nel quale Dante, padre della lingua italiana, si riferisce a un’epoca in cui l’Italia era ancora un concetto di là da venire. Per Dante, la lingua è un punto di riferimento e il “sì” è il primo nucleo di un’identità comune alle diverse «genti del bel paese». Per l’identità dei Sardi sono “s’emmo e s’eya”. Lo sanno bene i Sardi de su disterru, emigrati, sradicati ma fedeli custodi di tutto ciò che hanno dovuto lasciare e, prima fra tutto, sa Limba, la Lingua di origine con la quale si riconoscono in ogni parte del mondo.
A Biella, l’articolato Laboratorio linguistico si arricchisce del contributo di Tore Spanu, di Pozzomaggiore, lontano da frastuoni, interferenze e saccenterie, con l’intento di consegnare alle nuove generazioni – praticandola – la Lingua sarda, in tutta la sua armonica musicalità.
Al pari dell’Italiano di Dante, che usa la lingua del “sì” che suona, per il Sardo vale la musicalità di un altro modo di dire “sì”: “emmo” e “eya“, che “cantant”, cantano.
Nei nuovi appuntamenti linguistici di Su Nuraghe le composizioni poetiche saranno illustrate da immagini di fiori.

Battista Saiu

Nell’immagine: Malva subovata, conosciuta come “Malva delle rupi”, in quanto cresce su scogli e dirupi marini, perciò detta anche Lavatera marittima/Malva africana, il cui nome sardo è prammuzza/permuzza, marma/narma marmedda/narbedda, marmaruzza, con foglie, fiori e frutti commestibili, Non a caso, i monocarpi appiattiti sono detti pane de oro (foto di Davide Marras, Alghero).


Cundennada

Dae su bellu mare impresonada
Sardigna cara sempre arranca arranca…
Proebida ti est sa “zona franca”
E pro cussu nde ses addolorada.

Terra ‘e piantu pro d’ogni emigradu
Chi t’abbandonat pro un’avenire,
E sos chi restant tevent inveire
Contra a sos chi che sunt in altu gradu;

Politicos chi sunt ben’assentados
In cadreones e sunt cumandantes
E finzas presidentes onorados;

Ma trascurados sunt sos abitantes
In disisperu sos disocupados
E bistant bene ladros e birbantes.

E semus totu che malefadados
Sena ‘inari ma sempre festantes…

Tore Spanu 04/02/2020.

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Condannata

Imprigionata dal bellissimo mare
Cara Sardegna sempre in difficoltà
La “zona franca” ti è proibita
Anche per questo sei addolorata

Per ogni emigrato sei la terra di pianto
Che per un avvenire ti ha abbandonato,
I residenti inveiscono
Contro il potere, quelli in alto grado:

Politici che stanno ben seduti
sulle poltrone del comando,
compreso onorati presidenti;

Ma gli abitanti sempre trascurati
Disperati i disoccupati
Solo i furbi e i ladri stanno bene,

Siamo tutti nati sfortunati
Senza soldi ma sempre festanti.

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