Radici e semantica delle parole sarde rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico di storia e di cultura sarda a Biella
ACCATZINADDU è un aggettivo sassarese riferito a ‘qualcuno che ha assunto l’aspetto e la consistenza della calce secca’ (Bazzoni). Ma questa spiegazione non ha alcun senso; Bazzoni ha perduto oramai il significato del verbo, talché non propone alcuna locuzione esemplificativa. Questo verbo in realtà è pan-sardo e si riscontra principalmente nell’uso di Quartu e del campidanese meridionale: ingatzinái ‘imbrogliarsi, incepparsi, ammatassarsi’, ‘abbarrare agaffiados, arréscius’ (Puddu); esempio: mi s’est ingatzináu su tacconi in su bináriu ‘il tacco si è incastrato nei binari’ (Puddu); séu totu ingatzinada me is faìnas ‘sto affogando nelle tante faccende’ (Dedola). Base etimologica è il sumerico gaz ‘to kill, beat, thresh (grain)’ + in ‘abuse’. Ma è più congruo il sumerico ḫaza ‘to hold, trattenere’ + in ‘abuse’. In questo secondo caso abbiamo il significato di ‘trattenere abusivamente, ossia senza la volontà del soggetto’.
Salvatore Dedola,
glottologo-semitista
Nell’immagine: l’incipit “A”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009
Nel gergo più moderno questo termine deve essersi evoluto nel termine “incasinau”.
“Seu tottu incasinau” lo usiamo molto nel cagliaritano per dire che sono molto indaffarato, ma va benissimo anche per dire sono tutto inceppato, trattenuto, ingolfato…