Sei quartine di endecasillabi a rima alternata, di Tommaso Corongiu. Testi contemporanei per il laboratorio linguistico di Su Nuraghe – prossimo appuntamento: martedì, 28 aprile, ore 21:00.
In tutte le società, il passaggio dalla quotidianità all’eccezionalità – come è il momento della festa -, oltre che da cibo e vestiti è caratterizzato dall’uso della lingua, diversa, a seconda delle occasioni.
La lingua si modula in forma bene augurale, attingendo al vasto bagaglio formulaico della tradizione.
Nella singolarità del presente, il linguaggio della poesia riemerge nella gente di Sardegna, erede di quel mondo che ha generato poeti, filosofi e antichi cantori.
Questa poesia, di sei quartine di endecasillabi a rima alternata, opera di Tommaso Corongiu di Atzara (Nuoro), è nata quasi di getto, spiega l’Autore, favorita forse dalla situazione del momento. “Alcune volte amo mettere per iscritto le sensazioni che provo in vari momenti e in particolari situazioni per condividerle con gli amici. In questo momento catastrofico – continua il poeta – ho voluto comunicare il mio pensiero attraverso versi che parlano della calamità che ci è piovuta improvvisamente tra capo e collo, ben evidente già nel titolo del componimento”.
Simmaco Cabiddu
Sa pesta
Sa pesta nos at postu sa trobea
E de domo no si faet istupare
De mingianu a notte una pelea
Cust’anneu cand’est chi at’acabare
De istentare parit tenet s’idea
Ma cun barra su fronte est a parare
Che sordau valorosu in trincea
Cun ispada e muschetto po gherrare
Mere ses posta a traitoria
In cussorgias, citades, d’ognia tretu
Postu in terapia at in su letu
Medas animas oe sunt in tribulia
A s’impressare como no podeus
E nemancu si podeus acostire
Seus totus in manos de Deus
Po illeniare su nostu suffrire
A chie est in corsia de ispidale
No manchet sa fortza e su coraggiu
In mesu de totu custu male
Contras a chie s’at fatu cust’atragiu
Pustis de s’ira torret su sole
Po caentare custu mundu intreu
Alligros genitores cun sa prole
Festando po medas annos cun recreu
Tommasu Corongiu
Il virus
Il virus ci ha messo le pastoie
E di casa non ci fa uscire
Da mattina a sera (è) una angoscia
Questa sofferenza quand’è che finirà
Pare che voglia restare a lungo
Ma con forza bisogna alzare un argine
Come soldato valoroso in trincea
Con baionetta e moschetto per dare battaglia
Padrone si è eretto a tradimento
In campagne, città, in ogni luogo
Ci ha messo in terapia in un letto
Molte anime oggi sono in tormento
Abbracciarci adesso non possiamo
E nemmeno possiamo avvicinarci
Siamo tutti nelle mani di Dio
Per lenire il nostro soffrire
A chi si trova in una corsia di ospedale
Non manchi la forza e il coraggio
In mezzo a tutto questo male
contro chi ci ha fatto questo oltraggio
Dopo l’ira torni il sole
Per scaldare questo mondo intero
Allegri i genitori con i figli
Festanti per lunghi anni con gioia