Martedì 28 aprile, ore 21:00 – Antologia di testi per laboratorio linguistico on-line in collegamento Skype.
I versi di “Cal’est su virus” (Qual è il virus?), nati per divertimento, durante i giorni delle restrizioni per l’Emergenza COVID-19, vogliono solo ironizzare su una sorta di parallelismo con un altro “virus”, pericoloso anch’esso e assai diffuso, che riguarda l’attitudine, molto presente in noi italiani, sardi compresi, alla insofferenza per le regole e i comportamenti civili e rispettosi, e di contro, all’uso abituale di una sorta di furbizia che ci faccia sentire superiori; come se dovessimo, sempre, dimostrare di riuscire a farla in barba a tutti, soprattutto quando, invece, le circostanze richiedono un atteggiamento più maturo, responsabile e civile.
Tale altro “virus” è quello dell’ignoranza, e della conseguente convinzione (per quanto sia paradossale, parlando, appunto, di “ignoranza”) di essere quelli che hanno capito tutto della vita e sin da sempre.
La metafora centrale, per esprimere “visivamente” questo concetto, è quella del bambino che urina, per la prima volta, nel vasino e da quel momento crede di aver scoperto come funzioni tutto il mondo e di capire ogni cosa con facilità.
Non ci son pretese di soluzioni, non ci sono indicazioni sul da farsi, ma solo una amara, per quanto ironica, constatazione della difficoltà – se non, spesso, della impossibilità – di combattere certi tipi di attitudini mentali, come se fossero anch’esse dei virus. Da qui il titolo: Qual è il virus?.
Roberto Canu
Cal’est su virus?
Toccat de ‘essire tottu mascarados
e no semus mancu in Carrasegare!
Che ladros a sa fura abituados
o che Chirurgos prontos a operare.
In mascariglia e guantes, affianzados,
né basos e né abbratzos a nos dare.
Chie si faghet sa doccia in Amuchina
e chie si diat buffare Varechina!
Fattende sunt burdellos e fragassos,
sos chi no agguantant Legges e rigore.
Chie s’est fattu, luègo, curridore
e mai, in vida sua, at postu passos.
Chie s’est fattu Dietologo e Duttore
e nachi diventamus tottu rassos.
Gai est andende e gai est pro como.
Ma cheret chi assentemus culu in domo!
B’at groddes, in s’Italica Natzione,
chi ancora no si ponent “mascherina”
né guantes né peruna “protezione”
ca issos sunt de àttera farina.
Poi, che los tenent in “Rianimazione”
cando ch’est guasi fatta sa faìna!
Est inùtile, semus italianos,
de conca… maccos meda e pagos sanos!
Ca b’at tzertos campiones de abbistesa,
chi ant àtteru virus naturale.
Lis attaccat sa “materia cerebrale”
dae gioventura finas a betzesa,
cunvintos chi sa vida l’ant cumpresa
dae sa prima pisciada in s’orinale.
Ma no b’amus vaccinu né meighinas,
chi sicchent s’ignorantzia dae raighinas.
(Roberto Canu – Ozieri – 11.04.2020)
Qual è il virus?
Bisogna uscire tutti mascherati
e non siamo nemmeno sotto Carnevale!
Come ladri adusi alle rapine
o come Chirurghi pronti ad operare.
Con mascherina e guanti, ben protetti,
non possiamo darci baci né abbracci.
Chi si fa la doccia con l’Amuchina
e chi (invece) berrebbe la Varechina.
Stanno facendo bordello e fracasso
quelli che non sopportano le Leggi ed il rigore.
C’è chi è diventato, immediatamente, podista
e, nella sua vita, non aveva mai (nemmeno) camminato.
Chi invece è diventato Dietologo e Dottore
e dice che diventeremo tutti grassi.
Così vanno le cose e così stanno adesso.
Ma è necessario tenere il culo dentro casa!
Ci sono delle “volpi”, nella Nazione italiana,
che tutt’oggi non usano la mascherina
né i guanti né alcuna protezione,
perché loro son fatti di “altra pasta”.
Poi (questi) vengono acciuffati in Rianimazione
quando, ormai, c’è quasi poco da fare!
È inutile, siamo italiani,
in tanti ad esser stolti e pochi ad esser saggi.
Perché ci son certi campioni di furbizia,
infettati da un altro virus naturale.
Li colpisce alla “materia cerebrale”
già dall’infanzia e fino alla vecchiaia,
convinti d’aver capito tutto della vita,
sin dalla prima pisciata nel vasino.
Ma non esistono vaccini né medicine,
che facciano seccare, l’ignoranza, dalle radici.
(Roberto Canu – Ozieri – 11.04.202)
Nell’immagine: Biella, primavera 2020, fioritura a Nuraghe Chervu vista dalla strada di gronda del torrente Cervo.