Lingua materna in poesia tra Sardegna, Biella ed Argentina

Martedì 26 maggio, ore 21:00, appuntamento con il Laboratorio linguistico sardo-piemontese-castigliano – collegamento transoceanico con il Circolo sardo “Antonio Segni” di la Plata (Argentina) – Tra i testi, la poesia Damas cantede di Nicola Loi di Ortueri (Nuoro), scritta per Su Nuraghe di Biella.

Rosa seraphinii VivUna musica notturna
Il silenzio aiuta la musica, che, nel silenzio, risuona: lo riempie di sé.
E nel silenzio, notturno, si dispiegano canti, suoni e parole.
Il suono, pur rimanendo intero, pare dividersi e rifondersi, come le gocce che formano il mare; come le voci che formano un coro.
L’armonia – una – è il frutto di un’azione comune, cui tutti i suoni concorrono. I suoni, da soli, non hanno senso, sono gocce isolate nel vuoto; tutti insieme sono la corale… cui ognuno è fedele…, come le gocce del mare e le api. Così il Poeta Nicola Loi.
Ma, armonia non necessariamente è musica; e, comunque, non è solo musica. È anche l’accordo, la fusione tra cose e persone e, certamente, anche tra suoni. Dunque, prima di tutto, c’è l’unione, c’è la forza dello stare insieme. Questo è accordo: nella parola vibra il suono del latino cord-is, il cuore, cui si accede, con cui si suona, come appare dalla preposizione ad, verso.
E, dove c’è accordo, dove c’è armonia, lì c’è gioia; lì c’è il canto che anche “le stelle…ammirano con meraviglia”, “cun ispantu”, con stupore: con quel senso di incanto, di cui la parola – stupore – ben dice; che è il distacco attonito dalla realtà, il conseguimento di uno stato di gioiosa quiete: la beatitudine delle anime felici e appagate. Affatate dalle creature magiche della notte, dalle dame, dalle fate gentili e delicate che illuminano la notte con la loro sfumata luminosità.
Tutto concorre ad un’armonia dei contrari – la musica della notte, le dame che cantano, la dolce nenia: parole che non tanto descrivono, quanto provano a ricreare il suono del silenzio; il silenzio magico della notte, la notte delle fate che si mostrano e danno gioia alle nostre vite inquiete.
O forse, forse, ci regalano il silenzio del sogno e quella dolcezza “che a ogni sofferenza dà consolazione”; “Chi a dogni suferentzia dat consolu”.

Pietro R. Borenu


Damas cantende

Unu coro de dulches filumenas,
Cantas in-d-una note lugorosa.
Rispondent dae mare sas sirenas,
Comente a un’arpa armoniosa.

Cantan sas aninnias pius galànas,
E cadentzendu unu duru-duru.
Netas fieras de antigas janas,
Cun bellos tratos fines issas puru.

Su mastru paret un’omine antigu,
Che Amsicora o che Ospitone.
Ma chie faghe musica est amigu,
Cun sas notas a bolu che puzone.

A sa corale dogn’una fidele,
Ca dogni bùtiu faghet unu mare.
Che-i sas abes chi faghen su mele,
E tot’unidas sighin a bolare.

Sa fortza manna faghet s’unione,
Ca non nde tirat carru boe solu.
Cando umpare cantades sa cantone,
Paret chi b’apat anghelos a bolu.

Unidas parent cordas de violinu,
Un’orchestra cun chentu istrumentos.
S’armonia chi ‘essit dae sinu,
Dat cudda raridade a sos momentos.

S’intendet cudda ‘oghe de dulcura,
Totu s’ateru est unu mudine.
Est de s’istoria sa bella figura,
Cun-d-unu gosu in coro chena fine.

Sos isteddos bos mirant cun ispantu,
Cun sa luna bos faghen de lentolu.
Altzat a chelu su suave cantu,
Chi a dogni suferentzia dat consolu.

Nigolau Loi, abrile 2020

Dame cantando

Un coro di dolci capinere,
Tu canti in una notte luminosa.
Rispondono dal mare le sirene,
Come un’arpa armoniosa.

Cantano le ninne-nanne più graziose,
E cadenzando un duru-duru.
Nipoti fiere di antiche fate,
Con bei tratti fini anche loro.

Il maestro sembra un uomo antico,
Come Amsicora o come Ospitone.
Ma chi fa musica è amico,
Con le note “in bolu” come uccello.

Alla corale ognuna (è) fedele,
perché ogni goccia fa un mare.
Come le api che fanno il miele,
e tutte unite continuano a volare.

La grande forza fa l’unione,
Perché non tira il carro un bue solo.
Quando assieme cantate una canzone,
Sembra che ci siano angeli in volo.

Unite sembrano corde di violino,
Un’orchestra con mille strumenti.
L’armonia che esce dal petto,
Dà quella rarità ai momenti.

Si sente quella voce di dolcezza,
Tutto il resto è silenzio.
È della storia la bella figura,
Con un godimento in cuore senza fine.

Le stelle vi ammirano con meraviglia,
Con la luna vi fanno da lenzuolo.
Alza al cielo il soave canto,
Che a ogni sofferenza dà consolazione.

Nicola Loi, aprile 2020


Nell’immagine: Rosa seraphinii Viv. Nome italiano: Rosa dei Serafini. Nome sardo: Arrosa, Rosa burda, Ru malciu (Fotografia di Ninni Carreras “Fiori di Gallura”, Archivio Biblioteca Comunale G.M. Dettori – Tempio Pausania)

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