Maggio, una parola sarda al mese: B come BÉŁTURA

incipit B in Giampaolo Mele, Die ac NocteRadici e semantica delle parole sarde rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico di storia e di cultura sarda a Biella – Martedì 26 maggio, ore 21 in collegamento internazionale con il Circolo sardo di La Plata.

BÉŁTURA sass.; béltula gall.; bértula log. e camp. ‘bisaccia da cavallo’ (cfr. lat. averta ‘sacco da viaggio’). Per Wagner la forma sarda ha base nel latino, passando per una *avert-ula. Ma sbaglia. Il termine latino averta – peraltro diffuso nell’Italia meridionale – è mediterraneo, al pari di quello sardiano, il quale ha diretta ascendenza nel sum. bir ‘trinciare, to split’ + tul ‘pozzo’, col significato di ‘pozzo bipartito’. Chi conosce la forma della bértula, trova perfetta la figura sumerica. Ciascuna delle sacche della bisaccia in sardo si chiama giambéra.

Salvatore Dedola,
glottologo-semitista

Nell’immagine: l’incipit “B”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009

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