“Truddas e tazzeris”, mestoli e taglieri nel mosaico di Su Nuraghe

mosaico con mestoli e taglieri

Attività sociale quotidiana del Circolo Culturale Sardo di Biella in tempo di pandemia.

Nuovo mosaico realizzato con le immagini di mestoli, taglieri, lavori perlopiù di intaglio su legno e sughero, inviate dai soci del Circolo Culturale Sardo di Biella. Il pensiero richiama alla mente le poesie studiate a memoria nei primi anni di scuola. In particolare quella dedicata a Desulo, del poeta Antioco Casula, meglio conosciuto come “Montanaru” (Desulo 1878-1957).
Un componimento del 1904 che ha per titolo il nome del paese natale, Desulo, così descritto: “Fiera e ruzza, in mesu a sos castanzos / Seculares, ses posta, o bidda mia, / Attacada a sos usos d’una ia, / Generosa, ospitale a sos istranzos” (Fiero e rude, in mezzo ai castagni secolari, sei posto o paese mio, affezionato alle usanze di una volta, generoso, ospitale verso i forestieri), e il cui verso finale della seconda terzina finisce con l’esclamazione: “E castanza! E chie comporat truddas e tazzeris?“, ossia, “E castagne! E chi compra mestoli e taglieri?”.
Mestoli e taglieri, molti dei quali opera dei soci di Su Nuraghe in tempo di pandemia: riproducono forme tradizionali accanto a rielaborazioni artistiche di piatti da esposizione, lontani dal soddisfare l’originario bisogno funzionale. Accanto a opere in sughero e legno finemente scolpite, intagliate o pirografate, oggetti in ceramica – alcuni dei quali ereditati, custoditi in casa come preziose reliquie. Questo vale anche per la riproduzione dell’Isola in sughero o fusione di ghisa con rossa croce di San Giorgio e Quattro Mori accantonati nei rispettivi quadranti; oppure un’inconsueta bottiglia a forma di nuraghe.

Simmaco Cabiddu


Desulu

Fiera e ruzza, in mesu a sos castanzos
seculares, ses posta, o bidda mia;
attaccada a sos usos de una ‘ia,
generosa, ospitale a sos istranzos.

Sos fizos tuos, pienos d’energia,
chircan in donzi parte sos balanzos
cun cuddos cadditteddos fortes, lanzos,
carrigos de diversa mercanzia.

Gai passende vida trista e lanza
giran s’Isula nostra ventureris;
e cand’intran in calchi bidd’istranza

tott’isclaman: Accò sos castanzeris!
E issos umiles naran: Eh… castanza!
E chie comporat truddas e tazzeris?

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