Lingua materna in poesia e nuraghes gemellano Biella e La Plata

Macomer, Nuraghe Elighe

Martedì 25 agosto 2020, alle 21:00, appuntamento transoceanico tra Biella e La Plata (Argentina) – Laboratorio Linguistico in lingua materna – All’incontro sarà presente Alessandra Zedda, assessore al Lavoro della Regione Autonoma della Sardegna

Lingua materna del tempo presente per imparare a leggere e a scrivere nella lingua del cuore, attivando momenti di fraterna conoscenza tra chi è dovuto partire o è nato lontano dalla terra di origine. Biella e La Plata sono due realtà che hanno in comune anche la costruzione di un nuraghe nelle rispettive città di adozione. Opere, entrambe, identificative dell’Isola, recentemente portate ad esempio dalla Regione Autonoma della Sardegna per il progetto “Casa Sardegna”, “finalizzato – scrive l’assessore al Lavoro Alessandra Zedda nella giunta regionale presieduta dal governatore Christian Solinas – a rafforzare e consolidare il legame identitario della Sardegna con gli emigrati e i loro familiari in Italia e all’estero attraverso le massime espressioni isolane della cultura e dello sport: il nuraghe, il Cagliari Calcio e la Dinamo Sassari”.
Nella quotidianità della vita, può capitare di essere attraversati da sentimenti di nostalgia, quello stato d’animo venato di malinconia, che ripercorre situazioni emotive collocate in luoghi più o meno lontani nel tempo e nello spazio.
Sullo sfondo di questo sentimento scorrono i versi di Nicola Loi di Ortueri (Nuoro), nella poesia “Amarguras / Amarezze”, appositamente composta per il Laboratorio Linguistico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”.
Lirica contemporanea inserita nel progetto dei Sardi di Biella con appuntamenti mensili per la costruzione del “gemellaggio tra nuraghes” con il Circolo sardo “Antonio Segni” di La Plata (Argentina).
Forma poetica e simulacro di nuraghe che si sostanziano. E non solo. In tempi di difficoltà sanitarie ed economiche che vedono in sofferenza anche le comunità che vivono sulle due sponde dell’oceano, il progetto di gemellaggio è stato rimodulato alla contingenza del presente grazie alle nuove tecnologie.
Forma e contenuto dove anche la nostalgia è vissuta come risorsa, sollecitata dalle parole del Poeta. Dolore e positività vissuti in un passato più o meno lontano permettono di guardare al futuro con occhi un po’ più speranzosi.

Salvatorica Oppes


Amarguras

Iscrio cun su coro in amargura,
De lagrimas sa cara giuto infusta.
Sos pensamentos sunt in sa tristura,
Ca no mi paret una cosa giusta.

Sos Sardos fora dae domo issoro,
Chi benint solu una ‘ort’a s’annu.
E los bides partire a malu-coro,
Dispiaghere e piantu mannu.

E tue innoghe ses in soledade,
In-d-una ‘idda semper pius minore.
Naras: proite custa sotziedade,
Perdet s’identidade e su valore?

Su coro meu oe perra-perra,
Est truncadu, no est pius intreu.
Mancat dae annos dae custa terra,
E vivende est a tesu fizu meu.

Tenet trabagliu e familia sua,
Muzere e fizas, tres prendas de oro.
Ma cando partit est un’ora crua,
Podes cumprender’ dae parte issoro.

Su sambene mi siccat in sas venas,
Atraessende custas oras feas.
Cun issos passo sas oras serenas,
Poi isto male pro chidas intreas.

At a esser’ su fruttu de s’edade,
Ma creo tochet a dogni persone.
Ti faghet ponner’ in disamistade,
Cun su guvernu e cun sa natzìone.

In su longu passare de sos annos,
Pius mannas so ‘idende a nettas mias.
Sos fizos puru che sunt pius mannos,
No sunt arcanos e ne fantasias.

Pedire ti cheria unu cossizu,
In cust’ora iscrio a mala-gana.
M’agatto in custas oras de fastizu,
In custa terra nostra isolana.

Chie possedit forte raighina,
Intendet puru custu mancamentu.
No ant chircadu mai meighina,
Pro dare a custu populu s’assentu.

A chie in coro intendo acanta,
E m’azudat in oras de piantu,
In custa terra nostra tottacanta,
Pro amargura e pro disincantu.

Bois mi cumpredides, iscusades,
Pro su lamentu ma no so su solu.
E cun su coro a ue istades,
Donzi mamentu arrivo a bolu.

Nigolau Loi, su 11 de austu 2020

Amarezze

Scrivo con il cuore in amarezza,
Di lacrime il viso ho bagnato.
I pensieri sono in tristezza,
Perché non mi sembra una cosa giusta.

I Sardi lontano da casa loro,
Che arrivano solo una volta l’anno.
E li vedi partire a malincuore,
Dispiacere e pianto grande.

E tu qui sei in solitudine,
In un paese sempre più piccolo.
Dici: perché questa società,
Perde l’identità e il valore?

Il cuore mio oggi spaccato in due,
E’ spezzato, non è più intero.
Manca da anni da questa terra,
E vivendo è lontano figlio mio.

Ha lavoro e famiglia sua,
Moglie e figlie, tre gioielli d’oro.
Ma quando parte è un’ora cruda,
Puoi capire da parte loro.

Il sangue mi secca nelle vene,
Attraversando queste ore brutte.
Con loro trascorro le ore serene,
Poi sto male per settimane intere.

Sarà il frutto dell’età,
Ma credo riguardi ogni persona.
Ti mettono in inimicizia,
Con il governo e con la nazione.

Nel lungo trascorrere degli anni,
Più grandi sto vedendo le nipoti mie.
I figli anche che sono più grandi,
Non sono arcani e né fantasie.

Chiedere ti volevo un consiglio,
In questa ora scrivo malvolentieri.
Mi trovo in queste ore di fastidio,
In questa terra nostra isolana.

Chi possiede forte radice,
prova pure questo malore.
Non ha cercato mai medicina,
Per dare a questo popolo l’assetto.

A chi in cuore sento vicino,
E mi aiuta in ore di pianto,
In questa terra nostra tutta quanta,
Per amarezza e per disincanto.

Voi mi capite, scusate,
Per il lamento ma non sono il solo.
E con il cuore là dove siete,
Ogni momento arrivo veloce.

Nicola Loi, 11 agosto 2020


Nell’immagine: Nuraghe Elighe, Macomer (foto Costantino Sanna 2020)

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